Le montagne delle Serre tornano al centro del dibattito politico calabrese. A trent’anni dalla nascita della provincia di Vibo Valentia, il sindaco di Serra San Bruno, Alfredo Barillari, ha ufficializzato la sua intenzione di chiedere il ritorno sotto la provincia di Catanzaro. Una scelta che ha il sapore di un atto simbolico, ma anche politico: “Non è una battaglia contro nessuno – ha spiegato il primo cittadino – ma la conseguenza naturale di un disagio profondo, storico e culturale”. Secondo Barillari, l’esperimento della provincia vibonese ha fallito: “I cittadini delle Serre – dice – non hanno trovato in Vibo quelle prospettive di sviluppo promesse nel 1992. Abbiamo assistito a un progressivo smantellamento dei servizi, a un isolamento infrastrutturale e a una disaffezione crescente verso un ente che avrebbe dovuto unire, ma ha diviso». La proposta del sindaco sarà portata in Consiglio comunale, dove si voterà la richiesta formale di mutamento della circoscrizione provinciale. E non è solo Serra a guardare a Catanzaro: Brognaturo, Simbario e Fabrizia hanno già dichiarato il proprio sostegno all’iniziativa.
Un legame storico e geografico
Un legame storico e geografico
A motivare il passo, spiegano i promotori, è anche la geografia: Catanzaro è più vicina e meglio collegata. La cosiddetta Trasversale delle Serre resta in buona parte incompiuta, mentre i collegamenti verso il capoluogo di Regione risultano più efficienti e diretti. “È una questione di logica territoriale – osserva il sindaco di Simbario, Gennaro Crispo – la nostra comunità vive relazioni quotidiane con il Soveratese e con Catanzaro: sanità, scuola, lavoro, commercio. È lì che ci muoviamo, è lì che troviamo risposte”. Sulla stessa linea la sindaca di Brognaturo, Rossana Tassone, che definisce il passaggio a Catanzaro “una battaglia di civiltà”: “Quando vengono meno i servizi e gli uffici non rispondono più ai bisogni dei cittadini, un ente perde la sua ragion d’essere. Non si tratta di fare polemica, ma di restituire dignità a un territorio dimenticato”.
Una provincia che ha tradito
Sul piano politico, la riflessione è inevitabile. La provincia di Vibo Valentia nacque nel 1992 tra entusiasmi e speranze di riscatto. Ma secondo molti amministratori, quelle promesse sono rimaste lettera morta. “La politica – dicono in tanti – ha trasformato l’ente in un centro di potere, di clientele, di amici e parenti, abbandonando progressivamente i territori interni”. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: viabilità in crisi, ospedali depotenziati, servizi spostati sul capoluogo, paesi in declino demografico. L’associazione Radici Mediterranee, con il presidente Antonio Maida, allarga lo sguardo alla riforma Delrio, che avrebbe “indebolito le autonomie locali e svuotato le province di funzioni e risorse”. Il risultato – sostiene Maida – è una “desertificazione demografica e amministrativa” che colpisce tutto il centro della Calabria. “Non è un destino inevitabile, ma il frutto di scelte sbagliate e politiche scollegate dalla realtà”.
Tra favorevoli, scettici e attese
La proposta di Barillari ha comunque diviso l’opinione pubblica. Non si sono ancora espresse le amministrazioni di Mongiana e Nardodipace, mentre il dibattito si è acceso anche fuori dalle Serre. C’è chi, come l’attivista politico Gregorio Lo Muto (Fratelli d’Italia), difende la storia della provincia vibonese, richiamando la figura del senatore Antonino Murmura, “padre” dell’autonomia provinciale: “Mettere in discussione quell’equilibrio significa disconoscere decenni di battaglie e sacrifici. Cambiare provincia non risolverà i problemi di sanità o trasporti. Serve, piuttosto, rilanciare il progetto originario di una provincia coesa e forte”.
Un invito alla prudenza dal sindacato
Il segretario generale della Cisl Magna Grecia, Daniele Gualtieri, riconosce la fondatezza del malessere, ma invita a un “confronto serio e partecipato”: “Non si tratta solo di confini amministrativi, ma di garantire diritti di cittadinanza. Le frammentazioni non aiutano: serve unità, coesione e una politica capace di ricucire le aree interne con il resto della Calabria”.
Il bivio delle SerreIl Consiglio comunale di Serra San Bruno discuterà ufficialmente la proposta di passaggio alla provincia di Catanzaro. Un atto che, al di là degli effetti pratici, rappresenta un gesto politico e identitario. Per alcuni è una scelta di buon senso, per altri una fuga simbolica. Ma per tutti, segna un campanello d’allarme: le Serre chiedono attenzione, servizi, e soprattutto rispetto. Che restino con Vibo o tornino con Catanzaro, una cosa è certa: questo territorio non accetta più di essere periferia di nessuno.


