Di norma, la Chiesa unisce, ma se qualche parroco decide di “giocare” con la dignità e la profonda fede di una persona, la Chiesa divide, offende, umilia, diventa ingiusta. Apre le porte a diatribe che non aggiungono nulla al suo stesso prestigio morale e religioso, anzi lo espongono alle perplessità della cittadinanza che finisce col dividersi e contrapporsi. Quanto succede nel territorio di Cessaniti e frazioni, è il classico esempio di quello che si scatena quando uno o più sacerdoti scivolano in una spirale di iniziative “contra personam” che, da una parte, potranno pure soddisfare strategie e obiettivi personali o di gruppo, dall’altra, tolgono il sonno alle persone rischiando di generare reazioni che potrebbero far lievitare la portata della vicenda.
I fatti
I fatti
Questi i fatti. Una donna del posto, da otre trent’anni assidua sostenitrice delle attività della parrocchia della frazione cessanitese di Mantineo, nel marzo del 2022 si rivolge al prete del paese per proporgli di organizzare la passione vivente per come veniva già fatto nella vicina frazione di Favelloni. La guida pastorale non solo non recepisce il suggerimento <perchè non vuole scimmiottare quello che si fa in altri paesi”, ma assume un atteggiamento poco consono al suo ruolo e, nel corso di una riunione organizzata con tutto il gruppo parrocchiale per chiarire le cose, critica aspramente l’incredula donna scivolando nella volgarità sino ad omaggiarla più volte col “Vaffa…” di grillina memoria ripetuto più volte. La malcapitata finisce con lo star male e viene soccorsa dai presenti. Quanto accaduto arriva a conoscenza del marito della donna, malato oncologico, che il giorno dopo si reca in canonica per chiedere spiegazioni al parroco. Questi, senza mutare atteggiamento, riserva all’uomo, malato oncologico, lo stesso trattamento usato per la moglie asserendo che la stessa era una maleducata e che l’intero paese la riteneva tale.
Il falso paciere
Si becca, però, un preavviso di querela che, evidentemente, lo mette in ambasce. Vero è che, al calar della sera, alla porta di casa della donna bussa un altro prete, per giunta vicario zonale, che sventola bandiera bianca cercando, almeno apparentemente, di mettere pace tra le parti in causa. Ipocrisia e nulla più. La situazione, infatti, peggiora e, addirittura, la donna finisce col diventare oggetto d’attenzione durante le prediche dall’altare. Comportamenti incomprensibili che durano sino all’inizio del corrente mese quando i protagonisti di questa storia piuttosto triste inanellano l’ultima perla del loro rosario. Teatro del “divertimento” sacerdotale questa volta diventa la vicina frazione di Pannaconi nella cui chiesa il marito della donna che oggi trova il coraggio di raccontare le angosce vissute, lo scorso 8 dicembre, festa dell’Immacolata, avrebbe dovuto fare da testimone per gli sposi in un matrimonio, mentre la moglie avrebbe dovuto leggere durante la messa brani della sacra scrittura.
L’ultima perla
Cosa che non si verifica perché il giorno prima del matrimonio la stessa sposa avverte la donna che il parroco di Pannaconi aveva affidato l’incarico della lettura ai componenti del coro. Lo stesso parroco, il giorno seguente, a marito e moglie che chiedevano spiegazioni fa presente che prima del matrimonio aveva ricevuto una telefonata da parte del vicario di zona che lo invitava a trovare altre persone per la lettura durante la messa perché la donna scelta dagli sposi non sapeva leggere. Un gesto del tutto arbitrario che, per avere giustizia, spingevano la donna a rivolgersi alle alte sfere della diocesi. Queste affermavano, e non poteva essere diversamente, di essere all’oscuro di ogni cosa. Dal momento che chi denuncia il comportamento poco ortodosso dei sacerdoti impegnati a recuperare e salvare anime sul territorio di Cessaniti non intende abbandonare il campo, c’è da pensare che la vicenda sia destinata ad avere ulteriori sviluppi. Comunque vadano le cose, la Chiesa non ne viene fuori bene.