La provincia di Vibo Valentia resta fuori dal perimetro della giustizia sanitaria. Lo certifica, senza appello, lo studio di perequazione sul Dca 302/2025, che non solo conferma le storiche sperequazioni, ma le congela per altri tre anni. Un territorio che da anni chiede semplicemente di essere messo nella condizione di curarsi, si vede recapitare l’ennesima sentenza di marginalizzazione.
Incremento? Fumo
Incremento? Fumo
Il passaggio da 4,5 a circa 7 milioni di euro viene presentato come “svolta”, ma è un maquillage contabile: a 30 chilometri di distanza, Crotone continua a incassarne oltre 35 milioni. Stessa popolazione, stesso profilo demografico, servizi opposti. Una forbice che si allarga, non si riduce. È un dato politico prima ancora che tecnico.
Numeri che accusano
Indicatori demografici, epidemiologici, fragilità socio-sanitaria, mobilità passiva: su tutti, Vibo è la provincia più penalizzata. Pochi posti, tasso di ricovero più basso della Calabria, mobilità passiva al 32,5%, servizi territoriali sotto soglia, continuità assistenziale inesistente. Il risultato è devastante: +6% di eventi cardiaci maggiori, +12% di mortalità a un anno dall’infarto, +26% dopo ictus rispetto alla media nazionale. Non è minore domanda: è assenza strutturale di offerta.
Promesse senza servizi
Il Dca 302 non attiva ciò che già esiste: riabilitazione, Rsa medicalizzate, residenze per disabili, assistenza territoriale, continuità assistenziale. Prestazioni obbligatorie per legge, strutture già autorizzate e accreditate, ma finanziamenti insufficienti al punto da coprire solo il 43% dell’offerta potenziale. Il resto resta sulla carta. Come l’Atto aziendale, approvato il 5 novembre: un documento che non programma, non assume, non investe, non garantisce.
Le verità scomode
Il comunicato dei sindaci parla di “inversione di rotta”. Lo studio dice l’esatto contrario: il decreto riconosce la sperequazione ma non la corregge. È una fotografia nitida dell’assenza di governance regionale, della mancanza di un modello di programmazione coerente, della rinuncia cronica a proteggere il territorio più fragile della Calabria.
Le urgenze negate
Le priorità da affrontare – e che l’ASP non può più ignorare – sono già scritte: aprire i posti letto di psichiatria; attivare realmente le strutture complesse di Tropea; avviare i posti riabilitativi previsti e mai attivati; dotare Serra dei posti già programmati; intervenire sull’emergenza-urgenza, dove Vibo viaggia con 35 minuti di tempo target, l’ultimo dato in Italia; applicare la corretta programmazione Pnrr su Soriano, ancora ferma.
Serve un correttivo
Riconoscere lo squilibrio senza colmarlo non è una vittoria: è un alibi istituzionale. Lo studio propone un meccanismo correttivo del 7% che garantirebbe un riequilibrio sostenibile senza penalizzare Crotone, che potrebbe recuperare con maggiore appropriatezza e minore mobilità. L’alternativa è una sola: tre anni di invisibilità sanitaria programmata. Lo studio è ora sul tavolo istituzionale convocato per il 3 dicembre. La scelta sarà politica prima ancora che tecnica. Perché il diritto alla salute non può essere affermato a metà. E Vibo Valentia non può essere sacrificata ancora una volta nel silenzio generale.


