Sert di Tropea, la cura negata: l’appello di Antonio Piserà rivolto alle istituzioni

Da mesi senza medico e infermiere, il centro per le dipendenze è al collasso. Crescono i rischi sociali e sanitari: “Così si violano diritti costituzionali”

Il silenzio che aleggia intorno al Sert di Tropea non è solo quello delle stanze vuote: è il silenzio dell’abbandono. Da aprile 2024, l’unico presidio pubblico specializzato nella cura delle dipendenze per tutto il comprensorio costiero da Tropea a Nicotera ha perso la figura del medico e il personale infermieristico. Un’assenza che non è più un’emergenza, ma una ferita aperta nella rete sanitaria del territorio.

La denuncia di Piserà

La denuncia di Piserà

A ricordarlo – con forza e precisione – è Antonio Piserà, ex consigliere comunale di Tropea, che ha indirizzato alla Commissione Prefettizia dell’ASL di Vibo Valentia e al Prefetto una terza, dettagliata lettera di sollecito. Un documento che denuncia la cronica discontinuità assistenziale e chiede “un intervento immediato e concreto”, perché qui, dice Piserà, “non si tratta di inefficienze ma di violazione dei diritti fondamentali”.

Un servizio dimenticato 

Il Sert di Tropea segue stabilmente circa 35 utenti: uomini e donne con storie di fragilità, di ricadute e di tentativi di rinascita. Da mesi, però, quei percorsi terapeutici si sono interrotti. L’assenza del medico ha significato niente monitoraggio clinico, nessuna somministrazione controllata dei farmaci sostitutivi, una drastica riduzione dei colloqui psicologici e la scomparsa del sostegno educativo che aiuta a ricostruire una vita fuori dalla dipendenza. Neppure la nomina, avvenuta nei mesi scorsi, di tre professionisti con incarichi libero-professionali ha cambiato le cose: “Nessuno di loro – scrive Piserà – ha prestato servizio in modo regolare e programmato a Tropea, vanificando le stesse decisioni amministrative”.

Tra burocrazia e degrado

Le conseguenze sono gravi. Circa un terzo degli utenti ha abbandonato le cure. Alcuni si sono arresi, altri – pur di non interrompere i trattamenti farmacologici – si procurano i medicinali attraverso canali illegali. Un fenomeno che non solo mina la salute individuale, ma rafforza i circuiti criminali che prosperano sul disagio e sulla mancanza di alternative. Chi tenta di non arrendersi deve spostarsi fino al Sert di Pizzo, ma il viaggio è lungo, costoso e per molti impossibile: “Decine di chilometri senza mezzi adeguati – scrive ancora Piserà – verso un centro già sovraccarico e sottodimensionato”.

Il diritto alla cura non è un optional

Nella sua lettera, Piserà richiama gli articoli e le norme che dovrebbero garantire ciò che oggi a Tropea non è più assicurato: l’articolo 32 della Costituzione, la legge 162/1990, il Testo Unico sugli stupefacenti e i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Testi che impongono continuità, accessibilità e qualità dei servizi territoriali. “Lasciare senza medico e infermiere il Sert di Tropea – scrive – significa abbandonare persone fragili, esporle a ricadute, mercati illegali e criminalità organizzata, e negare loro un percorso di cura dignitoso e sicuro”.

Le richieste e l’appello finale

Le richieste di Piserà sono semplici e concrete: ripristinare la presenza regolare di un medico e di un infermiere almeno due giorni a settimana; garantire il supporto psicologico e socio-educativo; evitare nuovi vuoti organizzativi alla scadenza degli incarichi temporanei; effettuare un monitoraggio ispettivo anche sul Sert di Pizzo.

“L’abbandono dei pazienti tossicodipendenti non è solo un fallimento sanitario, ma un boomerang sociale – conclude Piserà -. Chi interrompe il percorso di cura rischia di ammalarsi, di morire, o di diventare facile preda della criminalità. È un dovere delle istituzioni intervenire subito e garantire i livelli essenziali di assistenza. Ogni ulteriore ritardo è inaccettabile e può avere conseguenze gravissime”.

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