Lo sbarco degli alleati in Calabria: 3 settembre 1943

Siamo sempre più impegnati a celebrare il D-Day, ad andare in Normandia, a portare un fiore nei cimiteri alleati ma nessuno ricorda i morti civili e militari di Sicilia e Calabria

Nella precedente serie di articoli, pubblicati a luglio scorso, abbiamo parlato dell’operazione Husky. Il 10 luglio 1943 avvenne lo sbarco degli alleati sulle coste della Sicilia. Abbiamo descritto l’avanzata contrastata degli alleati e la conquista di Messina avvenuta il 20 luglio, giorno in cui viene proclamata la conquista dell’isola. Anche in conseguenza della perdita della Sicilia il 25 luglio il Gran Consiglio del fascismo proporrà al Re la destituzione di Benito Mussolini. Il Re Vittorio Emanuele III lo destiuisce il giorno dopo, lo fa arrestare e nomina il Gen. Badoglio nuovo capo del governo. Essendo Re tentenna si decide di rimanere in guerra al fianco dell’alleato tedesco. Scelta nefasta e tragica. Abbiamo parlato di come il conflitto porta morte e distruzione anche in Calabria con gli alleati intenti a bombardare e distruggere aeroporti, porti, ferrovie, nodi strategici. Bombardamenti feroci che hanno portato morte e distruzione nelle principali città della Calabria da Cosenza, a Reggio calabria, a Catanzaro e Crotone. I bombardamenti non risparmiamo i centri abitati e i morti civili sono migliaia.

Bombardamenti a Catanzaro

Bombardamenti a Catanzaro

Il 27 agosto 1943 viene bombardata pesantemente la città di Catanzaro. Viene colpito il Duomo,il palazzo vescovile, l’intero quartiere di san Giovanni viene distrutto. A fine giornata si conteranno 135 morti tra la popolazione, 25 morti si registrarono nel rifugio di via San Nicola ( attuale via Casalinuovo) e 75 morti tra i militari. Il giorno seguente, 28 agosto, ripresero i bombardamenti sopra il cimitero. I morti furono 80 e decine di ferite.

I bombardamenti della città continuarono nei giorni sccessivi fino al 10 settembre giorno dell’entrata dei canadesi in città. La città di Catanzaro subisce un simile trattamento perchè in maniera scellerata i tedeschi avevano stabilito la sede degli alti comandi proprio nel centro della città, a pochi centinaia di metri dal Duomo. Il vescovo della città , Monsignor Fiorentini, aveva protestato con il Comando dell’esercito italiano in città per la collocazione dell’alto comando militare in pieno centro cittadino con mezzi militari italiani e tedeschi che sostavano nella stessa piazza Duomo e facilmente intercettabili dagli aerei alleati. Naturalmente c’ è anche una scelta strategica del comando inglese che era quello di portare il terrore nella popolazione civile al fine di far subentrare uno stato d’animo di rassegnazione e di sconfitta. Scelta che abbiamo esaminato negli articoli di luglio le conseguenze tragiche in tutta la Calabria. Strategia che poi raggiunse il suo acme nei bombardamenti delle città tedesche , a partire da Dresda, che furono rase al suolo.

Pesante attacco all’area dello Stretto

Stessa sorte tocca a Crotone e Reggio Calabria. Abbiamo già parlato dei bombardamenti pesanti precedenti luglio 43, Ad agosto l’area dello stretto viene bombardata continuamente. Vengono affondati 20 piroscafi e piccole navi nello stretto. Continuano gli attacchi ai nodi strategici, ferrovie, porto, aeroporto che era già in buona parte distrutto. Il 16 agosto viene colpito il centro città. La reazione degli alleati si intensifica anche in conseguenza dell’affollamento di automezzi corazzati e di truppe italiane e tedesche in città. 40 mila tedeschi arrivarono in Calabria dalla Sicilia salvando anche 10 mila veicoli. I militari italiani che riuscirono a lasciare la Sicilia furono circa 65 mila. L’operazione, scrive Filippo Bartuli, è un successo strategico riconosciuto dagli stessi anglo-americani.

Reggio abbandonata dagli abitanti

Arriviamo così alla notte del 3 settembre. Dal porto di Santa Teresa di Riva tra Messina e Taormina partono i mezzi da sbarco che porteranno allo sbarco in Calabria. La spedizone è assegnata all’ VIII armata inglese sotto il comando del generale Montgomery. L’armata è formata da tre battaglioni iniziali e precisamente dai battaglioni d’assalto della 3 Brigata canadese, la 13 brigata inglese e la 17 brigata sempre inglese.

Per facilitare l’operazione di sbarco dalle 3 di notte si scatena un bombardamento navale impressionante sulla città di Reggio Calabria. Dai porti di Malta, Siracusa e Catania unità della Marina inglese, tra cui le corazzate Nelson, Valiant, Warspite e Rodney ( con cannoni da 406), sparano su un tratto di costa di 15 km una tempesta di 400 tonnellate di proiettili e bombe. Giuseppe Marcianò nel suo bel libro ” operazione Baytown”, edito da Città del Sole, riporta le parole dello storico Eric Morris: ” Montgomery ordinò un martellamento d’artiglieria che avrebbe fatto impressione perfino a chi si era trovato a Passchendaele o sulla Somme. Non si puo’ fare a meno di definirlo uno spreco vanaglorioco: alle 3,45 di martedi 3 settembre, esattamente 4 anni dopo la dichiarazione di guerra, seicento cannoni dell’VIII armata annunciarono il ritorno degli alleati nell’Europa Continentale…”.


Del bombardamento non si sono mai avuti numeri precisi delle vittime, certamente il numero dei civili morti fu alto ma inferiore ai bombardamenti dei mesi precedenti. Anche perchè la città di Reggio Calabria era stata abbandonata dai propri abitanti che si erano rifugiati in campagna o in Aspromonte. Su una popolazione di oltre 100 mila abitanti erano rimasti in città circa 10 mila persone. Lo sbarco degli alleati avviene alle ore dalle ore 4.45 sulle spiagge di Gallico, Catona, Calamizzi e Pentimele a Nord di Reggio. E all’alba gli alleati entrarono a Reggio Calabria. La resistenza dei tedeschi non ci fu perchè preferirono ritirarsi verso nord nella paura di essere accerchiati da un eventuale sbarco alle loro spalle piu’ a nord. Il nostro territorio così aspro e tormentato aveva in questo caso dato una mano al fine di evitare uno scontro armato di maggior devastazione.

Mentre la presenza massiccia dell’Aspromonte aveva consigliato gli alleati al massiccio bombardamento nella paura di trovare una difesa accanica al loro sbarco, così il nostro territorio aspro, frastagliato, aveva consigliato i tedeschi a fare una ritirata senza impegnarsi in combattimenti cruenti. Come afferma, lo storico Alessandro Barbero, il nostro è un territorio difficile da conquistare, ci impegni una vita a risaltire ed avanzare. Un militare americano impegnato nello sbarco di Salerrno avrebbe testimoniato: Piove sempre. C’è una collina da conquistare, dobbiamo prendere la collina, conquistata la collina, c’è un’altra collina da conquistare. E cosi’ via.


Gli alleati arrivano sulle spiagge di Reggio e seguono direzioni diverse a nord, verso le colline di Pentimele e verso l’Aspromonte. ” I canadesi del west Nova Scotia, come scrive Marcianò, poco dopo le 5,45 iniziarono la dura salita verso quota 305 per impadronirsi di due forti, posti sulla collina di Pentimele. Alle 7.15 erano già dentro i forti senza incontrare nessuna resistenza.” Le compagnie Crileton e York abbandonate le spiagge si spinsero dentro la città. Alle ore 8.10 la compagnia ” A” s’impossessava dell’obiettivo piu’ importante, l’aeroporto di Reggio Calabria.

L’operazione Baytown

Dall’altro lato le compagnie inglesi procedeva a nord della città speditamente. La 17 compagnia avanzava tranquillamente a Nord su Villa San Giovanni, che veniva liberata dal 23 gruppo cavalleggeri, mentre la 13 brigata avanzava su Gallico e saliva sulle pendici dell’Aspromonte. L’Aspromonte è un incubo, sovrasta Reggio Calabria e la sua costa, gli alleati hanno il terrore che una controffensiva possa partire da lì, anche perchè i battaglioni italiani e tedeschi si erano rifugiati lì nel loro indietreggiamento. Ad un certo punto negli alleati si prese la decisione folle di risalire la Calabria attraverso l’Aspromonte e le montagne , idea ben presto abbandonata riguadagnando la costa tirrenica e jonica. Ma per i dettagli dell’avanzata in Calabria consigliamo di leggere: ” OPERAZIONE BAYTOWN” di Giuseppe Marcianò e le poche altre pubblicazioni in proposito.
Nella mattinata del 3 settembre arriva a Reggio Calabria il generale Montgomery, comandante dell’VIII Armata. Montgomery scrive al Capo di stato maggiore imperiale, Alan Brooke: “Mio caro Brookie, questa mattina alle ore 4,30 ho sferrato l’attacco nello stretto di Messina. Alle 10,30 sono sbarcato in Europa a nord di Reggio Calabria. E’stata una grande emozione quella di rimettere piede sul continente dal quale eravamo stati scacciati tre anni fa a Dunkerque. La resistenza è stata debole. E’ un grande giorno: è l’anniversario dello scoppio della guerra e l’inizio del quinto anno di guerra… Tuo Monty”.

Il generale Montgomery

Concludiamo questo rapido e frettoloso riepilogo con la testimonianza del Dott. Pasquale Capua che all’epoca giovanissimo si trovo’ a Catona subito dopo i bombardamenti feroci degli alleati a partecipare al funerale del medico Spinella rimasto ucciso dai bommbardamenti. Il Dott Spinella era rimasto ucciso poche ore prima, ucciso, insieme al suo ultimo figlio da una delle tante cannonate, inutilmente sparate dall’artiglieria di Montgomery.

Marcianò riporta le parole di Pasquale Capua: “La mattina del 3 settembre, alle 10 circa, mentre il dottore era sul catafalco nella stanza d’ingresso del villino, il comando inglese delle truppe sbarcate, venuto a sapere della disgrazia dovuta ai loro cannoni, con finezza e sensibilità tutta anglo-sassone, mando’ alla vedova tre soldati carichi di biscotti, scatolette e altre cibarie. … Quando la vedova capì che venivano a portarle doni, piu’ per intuzione che per la lingua inglese che non conosceva, si alzò in piedi, e levando le braccia verso l’alto, lanciò un grido, alto, acutissimo, lunghissimo, indefinibile. Era minutina, ma in quel momento mi parve altissima, tutta vestita di nero com’era, e, lanciandosi contro gli inglesi, li scaraventò giù dalle scale con i pacchi, i biscotti, le scatolette, la farina bianchissima. La donna si rimise a sedere e ricominciò a lamentarsi, i bambini che erano rimasti paralizzati dalla scena, si rimisero a sedere anch’essi in silenzio; vidi che avevano gli occhi fissi su tutto quel ben di Dio sparso e schiacciato per terra”.

La firma dell’armistizio

Abbiamo iniziato questo breve racconto parlando della caduta del fascimo, il 25 luglio, in conseguenza dell’operazione Husky. Nelle stesse ore dell’operazione Baytown a Cassale , vicino, Siracusa, l’Italia firma l’armistizio con gli alleati. Armistizio che verrà reso pubblico solo l’8 settembre sempre per l’incertezza del Re tentenna e di Badoglio. Se l’armistizio fosse stato reso pubblico qualche giorno prima si sarebbe evitato il bombardamento su Reggio con la morte di tanti innocenti a partire dal Dott. Pasquale Capua.

Il maggiore Cenni comandante del V stormo non avrebbe perso la vita insieme ad altri piloti in uno dei pochi tentativi coraggiosi di resistenza. Lo stesso sarebbe avvenuto con il Capitano Picoli e il tenente Romanato, del reggimento Nembo, il primo rimasto ucciso e il secondo gravemente ferito, nel tentativo di liberare il Capitano Conati del reggimento Nembo che era stato catturato dai canadesi. In quella operazione dell’8 settembre sull’Aspromonte rimasero sul ampo sei militari italiani e due sergenti canadesi. Tutti questi drammi e tanti altri si sarebbero potuti evitare, ma si sa, la guerra, sia essa di conquista o di liberazione, facendo i giusti distingui, è sempre uno schifo.

L’operazione Baytown, così come l’operazione Husky, furono due delle operazioni piu’ importanti della seconda guerra mondiale. Andrebbero ricordati giustamente, ogni anno, ma così non avviene. Siamo tutti impegnati a celebrare il D-Day, ad andare in Normandia a portare un fiore nei cimiteri alleati, ma dei morti civili e militari di Sicilia e Calabria nessuno se ne ricorda mai. Povera Italia nostra.

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