Kit per la cocaina nella vetrina di un negozio, il legale della titolare: maldestra estrapolazione

L'avvocato Staiano: pubblicato solo un frammento della vetrina, il messaggio è non drogatevi
kit cocaina

L’avvocato Salvatore Staiano ha fatto pervenire all’ANSA una nota su <espresso mandato> della signora Anna Scaturchio, titolare della profumeria ‘Il Profumo Rivalda 1989’, ubicata a Soverato, al centro di polemiche per avere esposto nella vetrina un finto kit per sniffare cocaina.

<La vicenda – afferma l’avvocato Staiano – è nota e potremmo definirla ‘il Kit (inesistente) della cocaina’. È stata riprodotta da varie testate una foto costituente una maldestra estrapolazione di un frammento della vetrina della indicata profumeria, tanto fomite di censure inaccettabili. Invero l’allestimento era evidentemente funzionale a pubblicizzare un prodotto di nicchia, venduto dalla suindicata profumeria. La signora Scaturchio però aveva intenzionalmente delimitato l’ambiente con dello scotch di colore giallo, a significare palesemente che quello era una ‘scena del crimine’: sicché, per inequivoci segni visivi, si era sostanzialmente voluto affermare ‘non drogatevi, ma lasciatevi inebriare dai miei profumi’>.

<La vicenda – afferma l’avvocato Staiano – è nota e potremmo definirla ‘il Kit (inesistente) della cocaina’. È stata riprodotta da varie testate una foto costituente una maldestra estrapolazione di un frammento della vetrina della indicata profumeria, tanto fomite di censure inaccettabili. Invero l’allestimento era evidentemente funzionale a pubblicizzare un prodotto di nicchia, venduto dalla suindicata profumeria. La signora Scaturchio però aveva intenzionalmente delimitato l’ambiente con dello scotch di colore giallo, a significare palesemente che quello era una ‘scena del crimine’: sicché, per inequivoci segni visivi, si era sostanzialmente voluto affermare ‘non drogatevi, ma lasciatevi inebriare dai miei profumi’>.

<Peraltro, la titolare – dice ancora il legale – appreso che il Centro calabrese di solidarietà ed il comitato Unicef Calabria avevano sollevato censure plausibili, ma verosimilmente cagionate dalla visione di una decontestualizzante sezione della vetrina, questa sì foriera di erronee interpretazioni, ha tempestivamente rimosso l’allestimento, ritenendo le suddette ‘istituzioni’ commendevoli e dunque assecondande. E questo anche laddove, come nel caso di specie, non vi è alcuna ambiguità, né possibilità che ne ricorra>. (Ansa)

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