Sanità e assistenza a Vibo, in tre anni tagliati 32 milioni. Le ragioni dello sfascio

Il cardiologo Soccorso Capomolla individua le cause del disastro: Lea ai minimi termini, riduzione della spesa, fondi Pnrr buttati dalla finestra e pressioni della politica
ospedale vibo

Asp, in atto “prove di soppressione”. L’osservazione, a dir poco inquietante, arriva dal noto cardiologo Soccorso Capomolla, responsabile del Medical center “Don Mottola” di Drapia. Allarmato dalla corsa verso lo sfascio totale cui sembra andare incontro la sanità nel Vibonese, si immerge nell’analisi delle carte e dei dati ufficiali soffermandosi sull’esame delle quote del fondo indistinto assegnato alle province calabresi nel triennio 2022/2024.

Il risultato che ne viene fuori lascia senza parole: le quote del fondo indistinto, infatti, aumentano in tutte le province, tranne che in quella di Vibo Valentia alla quale vengono attribuiti, nel triennio, circa 32 milioni di euro in meno. Un ammanco che, naturalmente, si traduce in un’offerta di servizi sanitari progressivamente deficitari sino a generare un diffuso malcontento tra i cittadini ormai al limite dell’esasperazione e pronti a scendere in piazza.

Il risultato che ne viene fuori lascia senza parole: le quote del fondo indistinto, infatti, aumentano in tutte le province, tranne che in quella di Vibo Valentia alla quale vengono attribuiti, nel triennio, circa 32 milioni di euro in meno. Un ammanco che, naturalmente, si traduce in un’offerta di servizi sanitari progressivamente deficitari sino a generare un diffuso malcontento tra i cittadini ormai al limite dell’esasperazione e pronti a scendere in piazza.

I Lea ridotti al lumicino

Il dottor Capomolla, a supporto delle sue tesi, snocciola dati preoccupanti ricavati da atti ufficiali e difficilmente computabili. “In termini di equità – sostiene – il nostro territorio, purtroppo, è fortemente inadempiente nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) dell’area preventiva (screening oncologici tumore Utero 12,3% (Italia 41,2%); tumore mammella 8,6% (Italia 43.1%), colon rettale 2,7% (Italia 28,2%) vaccinali area pediatrica 84% (valore atteso > 95%) e dell’anziano 62% (valore atteso > 75%), nonché dell’area distrettuale (anziani Adi ossia gestiti in Assistenza domiciliare integrata 2.42% contro il 6% atteso; anziani > 75 anni in regime residenziale 15,9%° contro il 24.6%°)>. Sono numeri che che fanno paura e che, a parere del cardiologo Capomolla, dimostrano come “l’area ospedaliera, di fatto, sia stata depotenziata ed inserita come spoke dell’area centro”.

Difficile l’accesso alle cure

La mancanza di un’offerta sanitaria adeguata si traduce “in una importante mobilità passiva – continua – intra ed extraregionale, condizionando una spesa di 60 milioni di euro”. Il Vibonese, peraltro, viene penalizzato pesantemente anche dalla mancata contrattualizzazione dei modelli già autorizzati e accreditati quali potrebbero essere la Riabilitazione estensiva a ciclo continuo (Recc) e la Rsa. Tutto ciò comporta che i cittadini aventi diritto devono provvedere all’acquisto delle prestazioni facendo ricorso ai propri risparmi per colpa di un diritto negato. La conseguenza di tali carenze sanitarie è che “la discontinuità assistenziale derivante dalla mancata attivazione dei modelli gestionali accreditati sul territorio – sottolinea il dottor Capomolla – comporta un aumento del rischio di eventi cardiaci maggiori (+6%) e di mortalità a un anno dell’infarto miocardico (+12%), nonchè del rischio di mortalità ad un anno dopo ictus (+ 26%)”.

I fondi del Pnrr spesi male

E i guai non finiscono qui. Anche i finanziamenti del Pnrr, infatti, rischiano di fare una brutta fine. Le Centrali operative territoriali (Cot), che hanno il compito di gestire le richieste di ricovero territoriali collocando i malati negli ospedali di comunità, nelle sedi munite di riabilitazione intensiva e nelle Rsa medicalizzate, non essendoci alcuna continuità ospedale-territorio, appaiono destinate a fallire in partenza perché gli ospedali di comunità di Soriano e Tropea non sono stati realizzati, mentre la Recc e la Rsa medicalizzata non sono state contrattualizzate.

L’ombra della politica sul “top management” Asp

Perchè succede tutto questo? Per Capomolla non ci sono dubbi. L’Asp non è nelle condizioni di elevare la qualità dell’offerta sanitaria perché il “top management aziendale”, godendo di una forte base fiduciaria politica, “ha disallineato la sua azione dagli obiettivi e dai risultati” limitandosi alla gestione corrente “mentre la gestione strategica – aggiunge – è delegata alla funzione politica, che risulta essere completamente avulsa dalla vision strategica necessaria per dare risposte al fabbisogno sanitario corrente ed emergente”. A tutto ciò va aggiunto il deprecabile fatto che il responsabile dell’Asp cambia continuamente e, negli ultimi tempi, non è manco a tempo pieno. Se a siffatte carenze si aggiunge anche il taglio delle risorse “si intuisce non più un fatto accidentale – rimarca il dottor Capomolla – ma una chiara volontà politica di annullamento dell’Asp” che annuncia “l’anestetica negazione di un diritto alla salute”.

Verso lo smantellamento dell’Asp

E, allora, come se ne viene fuori? Nella maniera più semplice. Poichè in gioco ci sono la salute dei cittadini e il loro sacrosanto diritto a godere di un’offerta sanitaria efficace, gli interessi di parrocchia vanno cancellati, la politica deve restare fuori dal palazzo, ognuno si deve riappropriare del proprio ruolo e della propria dignità. “Ordine dei Medici, associazioni di categoria, sindacati, conferenza dei sindaci, forze politiche e cittadini tutti – conclude il dottor Capomolla – sono chiamati ad una verifica e rivendicazione delle risorse e degli opportuni meccanismi perequativi. Altrimenti, in modo provocatorio, chiediamo di smantellare questa Asp nella sua infrastruttura, poiché incapace di fare governance per riaffermare diritti uguali a territori contigui appartenenti ad altre Asp”.

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