Archiviata, e in modo definitivo, la posizione di 4 fra dirigenti e impiegati dell’Autorità del Sistema Portuale del basso Tirreno e Jonio, denunciati all’autorità giudiziaria da una dipendente dell’Ente per presunte irregolarità nella composizione di Commissioni giudicatrici nei pubblici concorsi avviati alla fine del 2022 dall’Ente. Lo rende noto l’Autorità in un comunicato.
“Riepiloghiamo i fatti, che risalgono al settembre 2023, epoca in cui, per la carenza di personale dipendente, l’AdSP promosse 13 concorsi pubblici, sottoscrivendo i bandi e formando le Commissioni giudicatrici, avvalendosi di prestigiose figure ‘esterne’ attinte fra i ruoli della Avvocatura Distrettuale dello Stato di Catanzaro, ma anche fra i dirigenti, quadri ed impiegati dell’Ente, per coprire le Commissioni e le relative Segreterie”.
“Riepiloghiamo i fatti, che risalgono al settembre 2023, epoca in cui, per la carenza di personale dipendente, l’AdSP promosse 13 concorsi pubblici, sottoscrivendo i bandi e formando le Commissioni giudicatrici, avvalendosi di prestigiose figure ‘esterne’ attinte fra i ruoli della Avvocatura Distrettuale dello Stato di Catanzaro, ma anche fra i dirigenti, quadri ed impiegati dell’Ente, per coprire le Commissioni e le relative Segreterie”.
Stando alla ricostruzione dell’Autorità, “una dipendente dell’Ente, all’epoca responsabile Anti-corruzione, segnalò talune irregolarità nelle dichiarazioni del personale partecipante alle Commissioni giudicatrici, che – ricordiamo – non può fare parte, anche con compiti di Segreterie a tali Commissioni, ove avesse riportato condanne passate in giudicato per reati contro la Pubblica Amministrazione.
Confermando l’Ente ugualmente la composizione delle Commissioni, la responsabile della anti-corruzione denunciò alla Procura della Repubblica del Tribunale di Palmi il dirigente pasquale Faraone e gli impiegati Mario Piromalli, Luigi Errante e Antonio Rizzuto, per c.d. ‘dichiarazioni mendaci alla P.A’ ex art. 490 c.p..
Si ricorderà che, all’epoca, il segretario generale Pietro Preziosi giudicò negativamente l’atteggiamento della dipendente, irrogandole una lieve sanzione disciplinare, destando la reazione della Autorità nazionale Anti-corruzione a tutela della stessa dipendente, ed anche uno sgradevole rilievo mediatico”.
Dopo indagini durate più di un anno, la Procura di Palmi ha richiesto al gip l’archiviazione delle accuse per tutti i dipendenti per la completa “insussistenza del fatto”. A fronte di tale richiesta la denunciante si oppose, con una mera rivisitazione in chiave critica delle conclusioni del pm e senza richiesta di integrazione probatoria.
Infine, con ordinanza di archiviazione dell’aprile scorso, il gip del Tribunale di palmi ha definitivamente archiviato tutte le accuse, in primis per la inammissibilità della opposizione della denunciante, e per la impossibilità di sostenere in giudizio una qualsivoglia accusa, avendo i denunciati correttamente dichiarato di non essere mai stati condannati, con sentenza passata in giudicato, per reati contro la PA. Né si poteva ipotizzare alcuna forma di risvolto penale per Preziosi, per non aver vigilato o chiesto chiarimenti di sorta.
“Esprimo le più vive soddisfazioni per questa archiviazione, non avendo mai nutrito il minimo dubbio sull’operato e sulla veridicità delle dichiarazioni dei miei più stretti collaboratori, e anche del Segretario Generale, sulle cui decisioni ci fu piena sintonia, a cui solo oggi si rende piena giustizia e avendo scelto di non farlo nella immediatezza del fatto per motivi estranei alla volontà del’Ente”.