Assassinato insieme alla moglie e alla scorta nel lontano 1982, in una Palermo insanguinata dalla guerra tra cosche, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è diventato il simbolo della Sicilia e dell’Italia onesta. Inviato al sud, nell’isola caratterizzata da una violenza inaccettabile, per combattere la mafia più potente dell’epoca, Dalla Chiesa ha lavorato instancabilmente insieme ai suoi uomini, i quali sono diventati protagonisti, con le loro testimonianze, del libro scritto da Fabiola Paterniti.
“Sono gli uomini del generale Dalla Chiesa – ha affermato la giornalista e scrittrice – tra cui i militari del Nucleo antiterrorismo, fino a oggi rimasti in silenzio, che hanno combattuto questa brutta piaga negli anni ‘70 insieme a due magistrati, Spataro e Caselli, che affiancarono Dalla Chiesa in questa lotta. In questo momento – ha sottolineato Paterniti – ognuno deve fare il proprio dovere, e loro lo hanno fatto: in silenzio, lontano dalle telecamere e senza riconoscimenti. Hanno sacrificato la vita, gli amori e la giovinezza. Questo mi hanno trasmesso: il senso del dovere, la cosa più importante da diffondere alle giovani generazioni”.
“Sono gli uomini del generale Dalla Chiesa – ha affermato la giornalista e scrittrice – tra cui i militari del Nucleo antiterrorismo, fino a oggi rimasti in silenzio, che hanno combattuto questa brutta piaga negli anni ‘70 insieme a due magistrati, Spataro e Caselli, che affiancarono Dalla Chiesa in questa lotta. In questo momento – ha sottolineato Paterniti – ognuno deve fare il proprio dovere, e loro lo hanno fatto: in silenzio, lontano dalle telecamere e senza riconoscimenti. Hanno sacrificato la vita, gli amori e la giovinezza. Questo mi hanno trasmesso: il senso del dovere, la cosa più importante da diffondere alle giovani generazioni”.
A moderare l’incontro è stata la giornalista Simona Dalla Chiesa, figlia del generale, nel salotto di casa Marzano durante la manifestazione “Un libro al mese”, un evento culturale che Concetta Silvia Patrizia Marzano organizza ormai da dieci anni. “Un momento della nostra democrazia tanto luminoso quanto oscuro – ha detto Simona Dalla Chiesa -. Un periodo tenuto sotto traccia in quegli anni per ragioni di sicurezza, mentre successivamente è sembrato messo da parte. Sono orgogliosa di mio padre: come figlia e come cittadina che crede in quei valori che lui mi ha trasmesso.”