I membri del “Comitato Caregivers” del Medical Center “Don Mottola” di Drapia sul piede di guerra. Sit-in doveva essere e sit-in è stato, anzi è perché, nonostante la temperatura sia poco confortevole, sono tutti fermamente intenzionati ad andare avanti ad oltranza. Arrivano davanti alla sede dell’Asp abbondantemente prima dell’orario fissato, cominciano a srotolare striscioni e tabelle per spiegare alla gente la natura della loro protesta, comunicano ai piani alti del palazzo l’intenzione di mettere radici in via Alighieri e, poi, si predispongono all’attesa. L’obiettivo è quello di ottenere la convenzione con il servizio sanitario pubblico. Un diritto prima ancora che una necessità per tutto il territorio vibonese.
Il Medical Center
Il Medical Center
Tra di loro, ci sono familiari delle persone ricoverate al centro di riabilitazione don Mottola, genitori dei bambini in trattamento nella stessa struttura e, soprattutto, una ampia delegazione degli oltre 50 dipendenti che rischiano di perdere il posto a conclusione dell’anno in corso. A loro, a poco a poco, si uniscono anche cittadini di Vibo e dei centri periferici. Brillano per l’assenza i partiti politici e i sindacati che pure erano stati chiamati in causa dagli iscritti del don Mottola. A parte il sindaco di San Nicola da Crissa, risultano assenti tutti gli amministratori comunali e i rappresentanti delle tante associazioni presenti sul territorio e che si interessano di sanità e problematiche sociali.
I commissari straordinari
L’unica associazione a schierarsi a fianco dei carigivers del don Mottola è “Diritti e difesa del territorio” con una nutrita delegazione guidata dal portavoce Mimmo Pagano, affiancato dai dirigenti Salvatore Reggio, Nicola Comerci, Pino D’Aloi e altri soci. Il sit-in si fermerà solo in presenza di impegni certi da parte della commissione straordinaria che gestisce l’Asp e che si è subito dichiarata pronta a ricevere una delegazione. Sono passate una paio d’ore, ma le porte della stanza dei bottoni non si sono ancora aperte per accogliere i responsabili del “Comitato Caregivers”.
La disperazione
Chi pensa, magari, di poterli sfiancare lasciandoli davanti ai cancelli al freddo, non ha, evidentemente, fatto i conti con la rabbia di chi, dopo circa due anni di interlocuzioni, viaggia ormai sul filo della disperazione. Basta ascoltare le interviste per rendersi conto del loro stato di necessità e della conseguente determinazione a non mollare.