L’Asp vara il Piano operativo per l’autismo, critico il dottor Capomolla: è un punto di partenza non di arrivo

Gli sforzi dell'Azienda sanitaria per dare risposte efficaci ai tanti casi esistenti nel Vibonese privilegerebbe la componente socio-assistenziale a discapito di quella socio-sanitaria

L’Asp vara il “Piano operativo per il Servizio Autismo” compiendo un passo avanti lungo il percorso tracciato per “porre la persona, lungo tutto l’arco della propria vita, al centro di ogni riflessione e decisione, secondo una prospettiva integrata delle sfere biologica, psichica e sociale, che deve essere assunta come paradigma di ogni intervento futuro oltre che come chiave di lettura del Piano stesso”.

Situazione attuale

Situazione attuale

Il documento, dieci cartelle fitte fitte, “si prefigge di descrivere, in modo puntuale ed approfondito, tutto quanto di esistente e realizzato è stato fatto in questi anni” e fissa come finalità principale “la realizzazione di una rete integrata e interdisciplinare che faciliti l’individuazione precoce delle persone a rischio, supporti i percorsi di diagnosi differenziale ed il riconoscimento delle eventuali comorbidità e patologie associate, garantendo in modo sostenibile la cura, l’abilitazione e la riabilitazione della persona, in base a priorità specifiche e ad intensità differenziate per fasce d’età e profili di funzionamento”. Attualmente, nel Vibonese, i casi di disturbi dello spettro autistico sono circa trecento e l’Asp per soddisfare il fabbisogno assistenziale ha realizzato un “Progetto autismo 0-17” svolto da una Cooperativa sociale nel presidio ospedaliero di Nicotera, un “Progetto autismo 7-21” portato avanti sempre a Nicotera dalla Neuropsichiatria infantile, che, dal 2023, segue anche un “Progetto per Disturbi della nutrizione alimentare”. In collaborazione con la Regione, l’Asp ha avviato, sempre nel 2023, anche un “Progetto pilota sui Disturbi dell’apprendimento”.

Le liste di attesa

Nonostante le iniziative illustrate, però, l’Asp fatica a dare risposte a tutti i soggetti inseriti nelle liste d’attesa la cui presa in carico è legata alla disponibilità di risorse economiche, nonché alla disponibilità di operatori e strutture accreditate. Un aspetto questo che contrasta con i contenuti della sentenza n. 8708 del 6 ottobre 2023 con la quale il Consiglio di Stato ha rimarcato che “l’assistenza sociosanitaria ai minori con disturbi in ambito neuropsichiatrico e del neurosviluppo e alle persone con disturbi dello spettro autistico è ricompresa tra i livelli essenziali di assistenza (Lea) definiti dagli artt. 25, 32 e 60 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017”. In sostanza, sino ad oggi, l’Asp ha fronteggiato la situazione per come meglio ha potuto, ma, a causa delle criticità esistenti, non ha ancora avuto la possibilità di prendere in carico 41 istanze presentate all’Ambito socio-assistenziale del Comune di Vibo, 14 istanze inoltrate al Comune di Serra e 18 istante afferenti all’Ambito del Comune di Spilinga. E tante altre sarebbero in arrivo.

I limiti del Piano

Per uscire dalle difficoltà, l’Asp ha varato una manifestazione di interesse rivolta agli enti del Terzo Settore mirata a trovare “risposte efficaci ai bisogni sanitari reali” mediante l’attivazione di tre interventi che prenderanno corpo nei poliambulatori di Nicotera, Serra e Pizzo. Iniziativa questa che dovrebbe abbattere i costi del 50% ampliando la possibilità di dare risposte ad un maggior numero di soggetti interessati da disturbi dello spettro autistico. Il Piano operativo varato dall’Asp, tuttavia, presenterebbe criticità che il dottor Soccorso Capomolla, titolare del “Medical Center don Mottola” di Drapia, pur riconoscendo l’importanza del documento, non esita a cogliere. A suo avviso, “oggi i servizi esistenti sono sicuramente utili, ma non sono pensati per garantire i Lea. Per tali motivi il Piano non costituisce un momento di “arrivo”, bensì un punto di partenza. La sua applicazione deve essere verificata nella prospettiva primaria: erogazione dei Lea”. La prima carenza sottolineata è quella dell’aspetto epidemiologico la cui rilevazione dovrebbe essere del Distretto. Nel Piano non verrebbe indicato il possibile fabbisogno anche perché “la potenziale possibilità di gestire 90 utenti con un patto d’intesa con il terzo settore – sostiene Capomolla – è una potenzialità di risposta organizzativa, ma non identifica certamente il fabbisogno e quindi la premessa per l’ indirizzo ad un’azione di governance”. Sarebbe, infatti, importante rilevare la “stratificazione della tipologia dello spettro autistico” per poter dare risposte più appropriate alle tante esigenze dei soggetti interessati i cui disturbi presentano più variabili.

Il ruolo del Terzo settore

“Una domanda sanitaria cosi complessa – afferma Capomolla – richiede una altrettanto articolata e dettagliata risposta; l’esclusione di servizi semiresidenziali accreditati dalla rete assistenziale costituisce un importante vulnus nell’offerta dei Lea per questa fascia di pazienti. Di fatto il documento identifica prioritaria l’interazione con il terzo settore per la presa in carico nei progetti di vita”. Quest’ultimo aspetto per il cardiologo vibonese costituisce un limite perché “bisogna rammentare che il terzo settore interviene con la componente socio-assistenziale; l’intervento per tali soggetti, invece, sono Lea previsti dal Dpcm 12 gennaio 2017, da erogare da parte del Ssr” avvalendosi “dei presidi direttamente gestiti dalle aziende unità sanitarie locali, delle aziende ospedaliere, delle aziende universitarie e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, nonché di soggetti accreditati”. Per il dottor Capomolla, “l’erronea previsione di un risparmio aziendale di 753.000 verosimilmente sottende il possibile annullamento della componente socio-sanitaria, riducendo un Lea ad una prestazione socio-assistenziale”.

La delusione

In parole semplici, “l’emanazione del piano operativo attuativo – chiosa Capomolla – suscita profonda delusione per la limitatezza dei progressi contenuti rispetto alle indicazioni della Legge Delega” e anche perché “ la lentezza con cui sembrano procedere le misure in esso contenute rinviate a future valutazioni, non lascia ben sperare, confermando ancora una volta che il destino di questo vasto gruppo di cittadini – che non si limita alle sole persone che necessitano assistenza, ma coinvolge famigliari, caregiver e unità di personale sociale e sanitario impegnato in questo settore – non sembra rientrare tra le priorità dell’attuale governance dell’Asp focalizzata alla quadratura dei conti”.

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