Piazza Martiri d’Ungheria, il modernismo che seppellisce il passato

Il luogo simbolo che ha "riunito" generazioni e generazioni oggi si presenta letteralmente stravolto: cancellati storia e identità

La domanda nasce spontanea: perché in Italia c’è questa mania del nuovo, di voler rifare tutto, della cementificazione selvaggia, sia che riguardi nuovi edifici pubblici, palazzi, grattacieli (vedi lo scempio di Milano), o piazze, prescrivermi e luoghi pubblici?

Il modernismo che distrugge

Il modernismo che distrugge

Il risultato della mania del modernismo è quasi sempre di nuovi scempi e di brutture perchè le soluzioni scelte nulla hanno a che vedere con la storia del luogo. E la colpa non è degli architetti e degli studi che vincono i concorsi di idee, ma degli amministratori da un lato e dall’altra di noi cittadini che stiamo a guardare e accettiamo tutto ciò.

A Roma è iniziato il Giubileo e il sindaco Gualtieri ha inaugurato la nuova piazza San Giovanni. A Vibo Valentia si può cominciare a osservare Piazza Martiri d’Ungheria. Il dato che accomuna i due restyling sono le proteste dei cittadini per la bruttezza dei nuovi luoghi senza più anima né identità. A Roma è nato il Comitato “area snaturata”che denuncia: “Aver snaturato la zona antistante la basilica installando delle strisce di verde che, ne siamo certi, diventeranno terra e sporcizia, non solo è un atto illogico, ma profanatore di una delle più belle e storiche piazze religiose e sociali di Roma. Sono sparite tutte le panchine di pietra dalla piazza, sottraendole quello storico ruolo di aggregazione per i cittadini della zona e non solo. Inoltre è stato ridotto il verde e accresciuto il cemento, sono visibili numerose imperfezioni e le tanto decantate fontanelle sono ferme, dopo la figuraccia rimediata all’inaugurazione quando si è tutto allagato”.

Ridateci i formaggini

A Vibo Valentia si è più restii a costituire comitati ma il malumore, per non dire lo sdegno, è generale. Le critiche sono pari pari quelle dei romani, non si capisce che male facevano le panchine, i formaggini, le aiuole, le palme, la fontana Scrimbia. L’assessore del tempo ad inizio lavori dichiarò: “I lavori sono partiti a grande velocità, in pochi giorni è stato demolito tutto quello che c’era da demolire. La piazza ormai era in disuso e presto avremo una piazza bellissima”.

Passato seppellito

In realtà in pochi giorni si è cancellato un pezzo di storia di ognuno di noi. Io vivo da quindici anni a Catanzaro eppure vedere le immagini della nuova piazza è stato un colpo. Come una persona che torna nel suo paese natale e non trova più nulla del suo passato. Lì in quella piazza abbiamo studiato, ci siamo cresciuti, abbiamo fatto politica, ci siamo divertiti, abbiamo fatto lo struscio e abbiamo coglioneggiato. E questo è avvenuto per intere generazioni. Perché nessuno, mi chiedo al momento giusto, è insorto e chiesto spiegazioni di questa scelta?

Quella giornata storica

Solo il gruppo consiliare del M5S sollevò perplessità sull’intera operazione e pochi altri. Forse perché c’è una specie di scorno, di vergogna del nostro passato, delle nostre radici. Sono andato a rivedere la conferenza stampa di presentazione del progetto vincitore. La sindaca di allora Maria Limardo era entusiasta perché con i lavori programmati Vibo Valentia avrebbe cambiato volto. L’on. Mangialavori, allora senatore, veniva ringraziato per aver trovato nella finanziaria del tempo il milione necessario alla bisogna. L’architetto vincitore del concorso parlava di una piazza che avrebbe ricongiunto gli spazi. E lui almeno è il meno colpevole, che ne sapeva lui della storia di quella piazza. I giornali il giorno dopo a parlare di giornata storica per Vibo Valentia. I risultati sono quelli che tutti oggi denunciano. E non va meglio con gli altri lavori nelle altre piazze.

La colpa è di tutti noi

Cosa c’era da ritoccare nella parte antistante il Palazzo Comunale non l’ho ben presente. Quando ancora facevo politica, una ventina, di anni fa proposi all’amministrazione del tempo di chiudere la piazza che era diventata un parcheggio di auto. Battaglia persa perché i genitori avrebbero parcheggiato lontano. Invece la cosa principale che bisognava fare in Piazza Municipio era quelli di chiuderla al traffico e al parcheggio automobilistico. E poi togliere l’asfalto della parte prospicente le scuole e pavimentare il tutto possibilmente con le antiche basole che furono tolte da Corso Emanuele III o da basole uguali a quelle del corso. Infine togliere le recinzioni davanti alle scuole per creare uno spazio unico.

Ognuno di noi oggi si mette la coscienza a posto dando le colpe agli amministratori. Purtroppo è anche colpa di tutti noi che abbiamo vergogna della nostra storia.

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