Protesta dei penalisti calabresi a Catania: contrari a processi militari

Il documento con il quale gli avvocati denunciano le gravi limitazioni al diritto di difesa nei maxiprocessi e manifestano davanti all’aula bunker di Bicocca

I penalisti calabresi manifesteranno davanti all’aula bunker di Bicocca, a Catania, per protestare contro le condizioni in cui si svolgono i maxiprocessi nella Calabria giudiziaria. La manifestazione, organizzata dal Coordinamento Camere Penali Calabresi, denuncia una gestione del processo di stampo “militare” che, secondo gli avvocati, limita fortemente i diritti della difesa.

Sistema che penalizza la difesa

Sistema che penalizza la difesa

Gli avvocati penalisti contestano le modalità con cui vengono gestiti i maxiprocessi, accusando l’organizzazione giudiziaria di ledere i diritti fondamentali della difesa. Tra le principali criticità evidenziate nel comunicato del Coordinamento, si segnalano: trasferimenti penalizzanti, in quanto i detenuti sono costretti a lasciare l’auto lontano dai parcheggi dell’aula bunker di Lamezia, subendo trattamenti che, secondo gli avvocati, sembrano volti a minarne la dignità; processi infiniti e carcere preventivo prolungato, con l’ossessione per le 170 udienze annuali, che spesso si traducono in detenzioni prolungate senza una reale necessità processuale; limitazioni ai colloqui tra difensori e assistiti, in quanto, in molti casi, gli avvocati non possono interloquire liberamente con i propri assistiti, subendo continue restrizioni che ostacolano il diritto alla difesa; la dematerializzazione del processo, visto che la gestione informatizzata ha introdotto nuove regole che rendono ancora più difficile la partecipazione attiva della difesa, come l’impossibilità di collegarsi dal proprio studio per le udienze da remoto e il divieto di utilizzare le salette dedicate per la difesa degli imputati.

Degenerazione intollerabile

Nel comunicato, gli avvocati parlano apertamente di una “degenerazione intollerabile” della giustizia calabrese, dove la difesa viene compressa in nome di una presunta efficienza processuale. “I diritti della difesa nel processo a gestione militare sono compatibili soltanto con la difesa che non li esercita”, affermano con forza, sottolineando come chi scelga di far valere le garanzie processuali si scontri con un sistema che lo percepisce come un ostacolo.

Anche i giudici sarebbero vittime di questa situazione, impossibilitati ad esercitare pienamente il loro ruolo in un contesto che, secondo i penalisti, svilisce la funzione stessa della giustizia.

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