Nei giorni scorsi, i finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme, nucleo mobile, comandati dal maggiore Valentino Luce, su ordine della Procura Generale della Corte d’Appello di Catanzaro, hanno eseguito un sequestro preventivo di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 850.000 euro, riconducibili a un soggetto affiliato alla cosca di ‘ndrangheta Scalise, operante nei comuni del Reventino.
Il provvedimento, emesso dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro su richiesta della Procura Generale, si inserisce nell’ambito del procedimento di esecuzione della pena definitiva inflitta al condannato, Andrea Scalzo, ritenuto parte attiva nelle dinamiche criminali del gruppo. La condanna di Scalzo è maturata nell’ambito di un processo che ha coinvolto anche i vertici della cosca Scalise. Durante il dibattimento, tra i vari episodi esaminati, è stato affrontato anche il caso dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, in cui Scalzo però non ha avuto ruolo, un delitto che ha scosso profondamente il territorio e su cui la giustizia ha cercato di far luce nel contesto delle attività criminali del gruppo.
Condanna e sequestro di beni
Il destinatario della misura è stato condannato in via definitiva a sette anni di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione, avendo svolto un ruolo chiave nelle attività intimidatorie e nei danneggiamenti ai danni di imprenditori locali, per imporre il controllo del clan sul territorio.
Grazie agli accertamenti di polizia economico-finanziaria, la Guardia di Finanza ha ricostruito la situazione patrimoniale del soggetto e dei suoi familiari conviventi, riscontrando una disparità tra i redditi dichiarati e le ricchezze accumulate nel tempo.
Di conseguenza, il sequestro ha colpito: una villa con tre terreni e una villetta autonoma a Decollatura; l’intero compendio aziendale di una società di costruzioni; due imprese edili individuali; disponibilità finanziarie per circa 4.000 euro
Colpiti i patrimoni della criminalità
L’operazione si inserisce in una più ampia strategia di contrasto alla criminalità organizzata, con cui la Guardia di Finanza non solo individua e persegue i reati mafiosi, ma mira anche a sottrarre ai clan i patrimoni illeciti accumulati, privandoli delle risorse economiche necessarie per proseguire le loro attività criminali.