Sciopero a Locri, i lavoratori della Muraca srl protestano per i ritardi nei pagamenti

Nel mirino l’assenza di comunicazioni da parte dell’azienda, che ha scelto di non avviare alcun confronto per risolvere la situazione

Oggi si è svolta la prima giornata di sciopero dei lavoratori rsu dipendenti della Muraca srl al cantiere di Locri, a seguito dello stato di agitazione proclamato lo scorso 5 febbraio 2025, come previsto dalla legge. “Non è certo superfluo rilevare – afferma il coordinatore provinciale dello Slai Cobas Vibo Valentia Nazzareno Piperno – come praticamente tutti i lavoratori abbiano partecipato alla protesta e al relativo presidio nel tentativo di far sentire le loro ragioni nei confronti di un’azienda che, evidentemente, e per sua scelta esclusiva, ha ormai deciso di viaggiare per conto proprio senza alcun confronto o interlocuzione con i propri dipendenti”.

I motivi della protesta

I motivi della protesta

Piperno prosegue: “La protesta, come molti ricorderanno, era stata indetta per varie ragioni, tra cui, in particolare, per il mancato pagamento delle retribuzioni che parte datoriale ritarda sistematicamente senza che, in aggiunta, i lavoratori ricevano mai alcuna comunicazione su quando, finalmente, potranno ricevere quanto loro spettante. Ritardi che non di rado raggiungono più mensilità, come in occasione dei lavoratori di Locri che, al momento della proclamazione dello stato di agitazione, accreditavano ancora la mensilità di gennaio”.

Situazione questa, secondo Piperno, “comune a numerosi altri cantieri tutti gestiti dalla Muraca Srl come Rombiolo, Nicotera, Tropea e Mileto, dove i fortunati – si fa per dire – lavoratori aspettano ancora lo stipendio di dicembre 2024, a riprova, ove mai ve ne fosse bisogno, di quella che ormai è una inveterata abitudine assunta dalla società in questione. Se non che, per quanto riguarda lo sciopero di oggi, la cosa strana è che mentre i lavoratori stavano esercitando il loro diritto di sciopero (ed ovviamente senza alcun altro avviso in merito), hanno avuto occasione di verificare l’avvenuto pagamento di uno degli stipendi che accreditavano. Che poi, si ripete, rappresentava la ragione principale posta a base della protesta”.

Violazioni e scorrettezze

“Tutto a posto si dirà. E invece no, perché – sostiene Piperno – con tale comportamento la società ha commesso non uno ma più violazioni e scorrettezze. È appena il caso di rilevare, infatti, come nel certo non breve periodo intercorso dallo stato di agitazione allo sciopero, parte datoriale, oltre a non dar corso ad alcuna procedura di raffreddamento, si è ben guardata dal comunicare alcunché in merito alle proprie intenzioni anche solo sui tempi di pagamento di quanto spettante ai lavoratori. Solo un assordante silenzio salvo poi provvedere, sempre senza comunicare alcunché, ad un pagamento che, per essere visualizzato oggi di prima mattina dai lavoratori, non può che essere stato disposto nella giornata di ieri e, quindi, con un congruo lasso di tempo a disposizione di parte aziendale per comunicare, se solo lo si fosse voluto, quanto stava per accadere e magari far rientrare la protesta”.

Assordante silenzio

“E invece niente – sostiene Piperno –. Solo, si ripete, un assordante silenzio che come ulteriore conseguenza ha finito con il provocare una sostanziale sospensione del servizio nella giornata di oggi che, premessa la legittimazione dei lavoratori a protestare nel pieno esercizio dei loro diritti, si sarebbe magari potuta evitare con una semplice comunicazione. “Non si tratta, quindi di semplice, per quanto voluta, mancanza di dialogo con chi scrive ma di vera e propria violazione da parte dell’azienda dei principi di lealtà e correttezza che, oltre ad un chiaro valore etico, hanno un vero e proprio riconoscimento normativo nel codice civile italiano”.

A giudizio del sindacalista, “si tratta quindi di atteggiamenti che connotano in maniera chiara il comportamento aziendale ed il modo in cui la società intende impostare i rapporti con i propri dipendenti e con chi li rappresenta. “Noi dal canto nostro non possiamo che considerare quanto sopra, che rappresenta solo l’ultimo di una serie infinita di episodi e atteggiamenti assunti da tale azienda, un segno inequivocabile della volontà aziendale di arrivare ad una rottura completa delle relazioni sindacali”.

Il clima di conflittualità

“Ne prendiamo atto e siamo pronti a tutto quello che ne deriverà perché è bene non dimenticare che la scrivente organizzazione sindacale, come concetto e come indole, non nasce certo dalle scrivanie e dagli uffici riscaldati ma dalle fabbriche e dai reparti dove si lavora davvero. E la conflittualità, per quanto non auspicabile, non ci ha mai spaventato e non ci spaventa neanche oggi. Certo oggi non possiamo sapere dove tutto ciò ci porterà. Ma dovunque si andrà – conclude Piperno – noi saremo tranquilli con la nostra coscienza sapendo che la responsabilità del clima di tensione e conflittualità sindacale cui inevitabilmente si va incontro non è dipeso dalla nostra volontà e dalle nostre scelte”.

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