Il circolo locale del Partito della Rifondazione Comunista di Vibo Valentia interviene in seguito alla decisione del Tar Calabria, che ha accolto il ricorso presentato dal Wwf contro l’ordinanza del 19 febbraio del primo cittadino Enzo Romeo, attraverso la quale veniva disposto l’abbattimento dei 18 alberi di Piazza Salvemini.
“Al di là del successo per il momento parziale, e degli sviluppi futuri dell’intera vicenda che presenta più ambiti di conflittualità – sostengono i rappresentanti del partito di estrema sinistra – è importante dare rilievo ad una, pur modesta, presa di coscienza e una inaspettata manifestazione di forte interesse per una contraddittoria vicenda pubblica che assume una indiscutibile valenza di partecipazione sociale, dopo tanti anni di distacco e disumanizzazione della politica con conseguente disaffezione da parte dei cittadini”.
“Al di là del successo per il momento parziale, e degli sviluppi futuri dell’intera vicenda che presenta più ambiti di conflittualità – sostengono i rappresentanti del partito di estrema sinistra – è importante dare rilievo ad una, pur modesta, presa di coscienza e una inaspettata manifestazione di forte interesse per una contraddittoria vicenda pubblica che assume una indiscutibile valenza di partecipazione sociale, dopo tanti anni di distacco e disumanizzazione della politica con conseguente disaffezione da parte dei cittadini”.
La forza dei cittadini
A giudizio di Rifondazione, “a strappare tanta pace sociale e creare scompiglio ed agitazione nel Palazzo, non sono stati avversari professionisti della politica, bensì semplici cittadini singolarmente o, raggruppati per comune passione e sensibilità, in libere associazioni, quali appunto il Wwf e Italia Nostra, con la costante attenzione e sostegno fattivo, intellettuale e politico, del nostro partito, per sua natura e storia da sempre schierato a fianco di chi rivendica Trasparenza, Legalità e Giustizia. Insieme, ognuno per la sua parte, per le sue competenze e attitudini, a tutela di chi altrimenti non ha voce, è stata data visibilità a chi manifestava un bisogno diffuso di ascolto, che oggi come ieri, anche in questi primi mesi dell’Amministrazione Romeo, questo bisogno popolare è stato, con colpevole trascuratezza e con incauta sottovalutazione, ignorato e calpestato”.
Per Rifondazione, si tratta di “un importante segnale di risveglio e reattività. Una domanda implicita anzi una rivendicazione di Democrazia aperta e partecipata; di voglia di cercarsi ed insieme muoversi in un percorso di vigilanza attiva. È un segnale! Per intanto si prende atto che un Potere Giudicante, se conserva una sua autonomia, rappresenta un riferimento per i più deboli e i ‘non protetti’ che, spesso inascoltati, sono in cerca di giustizia, verità e risarcimento. Che c’è ancora spazio per promuovere una rete di ascolto e scambi di informazioni rispetto a cattiva gestione, malversazione, irregolarità, negazione di diritti e chiusura, sordità e lontananza nei confronti dei cittadini amministrati”.
Nuovo processo
“Un nuovo processo di Resistenza pacifica ma non rinunciatario e accomodante. Non delegare solo ad altri, sulla fiducia, il ruolo di custodi della città, dei diritti dei suoi abitanti, del loro benessere e della migliore convivenza con la città stessa, con il suo passato; e con le inevitabili trasformazioni che debbono però salvaguardare e rendere compatibili le opinioni di tutti; senza prevaricazioni e trattamenti di riguardo verso chi pensa di poter continuare a vivere con inamovibili rendite di posizione nel ruolo di controllore e fustigatore delle idee e sacrosante aspettative altrui”, concludono gli esponenti di Rifondazione Comunista Vibo.