Annullamento senza rinvio. Questa la decisione della Corte di Cassazione relativamente alla prescrizione rimediata in Appello dall’ex vice capo della Squadra Mobile di Vibo Valentia, Emanuele Rodonò, che in primo grado era stato condannato a un anno (con pena sospesa e non menzione) per l’accusa di rivelazione di segreti d’ufficio. La notizia è riportata dalla Gazzetta del Sud.
La Suprema Corte ha così accolto un ricorso presentato dagli avvocati Armando e Clara Veneto, cancellando la prescrizione per Rodonò, assolvendolo nel merito. L’accusa mossa al poliziotto era quella di aver rivelato all’avvocato Antonio Galati del Foro di Vibo l’effettuazione di alcuni arresti a opera dei colleghi della Squadra Mobile di Bologna. Già in primo e secondo grado (sentenza divenuta definitiva), Rodonò era stato assolto con formula ampia (“il fatto non sussiste”) dall’accusa più pesante: concorso esterno in associazione mafiosa. Stessa assoluzione era stata incassata anche dall’ex capo della Squadra Mobile di Vibo, Maurizio Lento, e in Appello pure dall’avvocato Antonio Galati.
La Suprema Corte ha così accolto un ricorso presentato dagli avvocati Armando e Clara Veneto, cancellando la prescrizione per Rodonò, assolvendolo nel merito. L’accusa mossa al poliziotto era quella di aver rivelato all’avvocato Antonio Galati del Foro di Vibo l’effettuazione di alcuni arresti a opera dei colleghi della Squadra Mobile di Bologna. Già in primo e secondo grado (sentenza divenuta definitiva), Rodonò era stato assolto con formula ampia (“il fatto non sussiste”) dall’accusa più pesante: concorso esterno in associazione mafiosa. Stessa assoluzione era stata incassata anche dall’ex capo della Squadra Mobile di Vibo, Maurizio Lento, e in Appello pure dall’avvocato Antonio Galati.
Sempre secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Sud, la Procura della Repubblica di Catanzaro in Appello aveva chiesto per i due poliziotti la condanna a 6 anni di reclusione a testa, mentre 7 anni e 8 mesi erano stati chiesti per l’avvocato Galati.
L’operazione, denominata Purgatorio, aveva portato nel febbraio 2014 all’arresto dei tre imputati, scarcerati dopo 6 mesi di detenzione, ed era stata coordinata dalla Dda di Catanzaro con l’allora procuratore Giuseppe Borrelli ed il pm Simona Rossi.