L’odissea di un pensionato, il ricovero per una frattura dopo cinque giorni su una brandina (video)

L'estenuante attesa di un ex dirigente sanitario nel pronto soccorso di Tropea, dopo essere passato anche dallo Jazzolino, finisce col trasferimento in una clinica di Belvedere

Quella di E.B., 84 anni, pensionato romano di origini calabresi, è una storia da raccontare se non altro perché il calvario da lui vissuto recentemente non può che testimoniare, ove ce ne fosse ancora bisogno, lo stato di sfascio della sanità in Calabria, e nel Vibonese in particolare, mentre c’è ancora chi cerca di attenuarne il disastro sottovalutando o ignorando i disagi vissuti dall’utenza. Leggere per credere.

Radici a Santa Maria

E.B., per tanti anni ha ricoperto il ruolo di dirigente nell’Azienda ospedaliera ‘Forlanini’ di Roma, poi, obbedendo al ‘richiamo’ del sangue calabrese che gli scorre nelle vene e al suo amore per Capo Vaticano dove possedeva un appezzamento di terreno, senza pensarci su due volte, si trasferisce in Calabria e mette radici a Santa Maria di Ricadi. Qui vive, da oltre vent’anni, nella sua beata solitudine, anche se, naturalmente, non ha mai interrotto i legami con la famiglia che risiede a Roma e che va spesso a trovare. Proprio a Santa Maria, E.B., soggetto dinamico e cordiale, grazie alla sua voglia di fare e alle sue capacità di inventarsi quotidianamente qualcosa, riesce a ritagliarsi un vitale spazio nel settore turistico. Spazio che ancora oggi, ultraottantenne nel pieno possesso delle sue facoltà decisionali, gestisce in tutta tranquillità.

Infortunio in casa

Si crea una sua cerchia di amici e si muove in perfetta autonomia stando in contatto anche con parenti residenti nel comprensorio. Parenti che, nei giorni scorsi, non sentendolo da tempo, provano a contattarlo sul cellulare senza risposta per un paio di giorni. Poi, ancora un tentativo e la risposta arriva puntuale e sconcertante: E. B. non si trova a Santa Maria, bensì in una clinica privata di Belvedere Marittimo, nel Cosentino, dove è stato ricoverato alla fine dello scorso gennaio. Un domenica mattina, infatti, facendo lavoretti in casa, scivola pesantemente sul pavimento fratturandosi piede, tibia e perone. Sono momenti di grande paura, ma E.B. non si fa sopraffare dal panico. Intuendo le serie conseguenze del suo scivolone, si tracina per una ventina di metri sul pavimento sino ad arrivare a mettere le mani sul telefonino e a chiamare il 112 regionale. Spiega all’operatore che gli risponde la delicatezza della situazione in cui si trova e la risposta è disarmante, ma non insolita: Non abbiamo ambulanze disponibili, fatevi accompagnare al pronto soccorso.

Il calvario

E.B. chiede aiuto ad un conoscente che lo carica in macchina con l’aiuto del figlio e lo porta al pronto soccorso di Tropea. La trafila è quella abituale: visita, accertamenti radiologici, diagnosi di frattura multipla e immediata collocazione…in stand bay. L’ospedale di Tropea, infatti, non è in condizione di intervenire e dispone il trasferimento al pronto soccorso di Vibo. Per il povero pensionato comincia il calvario. Non essendoci ambulanze disponibili, viene adagiato su una branda sino alle 18, poi il mezzo di soccorso arriva, lo prende a bordo e lo trasferisce allo Jazzolino. Tutto finito? Manco a parlarne. Il malcapitato viene ingessato nel reparto di Ortopedia, ma, non essendoci posti disponibili e non riuscendo il pronto soccorso dello Jazzolino a trovarne neppure negli ospedali pubblici della regione, viene caricato sull’ambulanza e…riportato a Tropea pur sapendo che in quella struttura non sarebbe stato possibile fare nulla.

Cinque giorni

Nel pronto soccorso della Costa degli dei, l’ex dirigente sanitario viene adagiato su una brandina e lì rimane per ben cinque giorni. Sì, avete letto bene, cinque giorni perché in tutta la Calabria non ci sarebbe stata disponibilità di posti. Al quinto giorno, fortunatamente, a preoccuparsi per le condizioni dell’infortunato è una Dottoressa del pronto soccorso che, consapevole dei rischi in agguato nel caso si fosse rinviato ancora l’intervento, s’attacca al telefono e comincia a bussare alle porte di tutte le strutture sanitarie calabresi. Dopo estenuanti ricerche una porta si apre. E’ quella della clinica privata “Cascini” di Belvedere Marittimo, a circa duecento chilometri di distanza. Il viaggio è lungo, ma alternative non ce ne sono. E. B., ormai sfinito dall’attesa, viene caricato in ambulanza e trasportato nel Cosentino.

Sensazione sconfortante

Di stazione in stazione, il suo calvario finisce. L’intervento per ridurre le fratture va in porto bene. Ora, dopo oltre cinquanta giorni, è cominciata la riabilitazione. Ancora un paio di settimane di sofferenza e poi il pensionato ‘calabro-romano’ potrà tornare a scarpinare per le strade di Santa Maria. Resta la sensazione sconfortante dell’accaduto. Non si può accettare a cuor leggero l’idea che, in caso di necessità, un povero cittadino possa rischiare la vita non per la gravità dell’infortunio, ma per l’impossibilità di trovare risposte immediate a esigenze tanto serie quanto normali.

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