È finito in manette anche un avvocato vibonese nell’ambito dell’inchiesta “Equalize”. Si tratta di Umberto Buccarelli, avvocato vibonese ed ex consigliere comunale. Con lui, in carcere è finito anche un nome pesante della criminalità organizzata: Annunziatino Romeo, collaboratore di giustizia ed ex esponente di spicco della potente cosca Barbaro-Papalia di Platì, radicata da decenni nel Nord Italia.
Buccarelli, secondo l’accusa, avrebbe svolto un ruolo chiave nel coordinamento delle pressioni esercitate contro i fratelli Motterlini, titolari della società edile G&G Costruzioni. L’obiettivo: costringerli ad accettare una transazione da 8 milioni di euro, a fronte di un credito vantato dalla loro impresa nei confronti della società Fenice di Lorenzo Sbraccia, imprenditore romano anche lui finito in carcere.
Gli inquirenti ricostruiscono un quadro inquietante. Il gruppo avrebbe tentato di ridurre un debito di circa 30 milioni di euro attraverso un’azione intimidatoria mascherata da trattativa commerciale. Le modalità, però, sono quelle tipiche della ‘ndrangheta. Romeo, che formalmente risulta collaboratore di giustizia, sempre secondo l’accusa, avrebbe fatto leva proprio sul suo passato criminale per incutere timore e influenzare la decisione degli imprenditori milanesi. Buccarelli, secondo le indagini, avrebbe fatto da cerniera tra i soggetti coinvolti, contribuendo ad alimentare la pressione sui Motterlini.
Non solo Buccarelli e Romeo. L’inchiesta ha portato all’arresto di otto persone in tutto, tra cui anche Francesco e Pasquale Barbaro, Giuseppe Trimboli, Francesco Baldo e Fulvio Cilisto. Ai domiciliari, con braccialetto elettronico, è stato posto Nunzio Samuele Calamucci, hacker informatico già coinvolto in indagini su accessi abusivi a banche dati riservate. Anche Calamucci, secondo gli inquirenti, avrebbe partecipato all’operazione con funzioni tecniche, con l’obiettivo di acquisire informazioni utili alla strategia di pressione nei confronti della G&G.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari di Milano, Fabrizio Filice. Le accuse per tutti gli indagati, a vario titolo, sono pesanti: si va dalla tentata estorsione aggravata dall’articolo 7 (metodo mafioso) fino al concorso con finalità mafiose. L’indagine, ancora in corso, si inserisce in un contesto più ampio in cui le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Nord Italia – in particolare in Lombardia – continuano a dimostrarsi capillari, ben oltre la dimensione criminale classica.