Oggi, 21 aprile, il mondo intero si stringe nella preghiera per la morte di Papa Francesco, venuto a mancare stamattina all’età di 88 anni. Anche la Calabria partecipa a questo dolore collettivo, ma con un sentimento in più: quello del legame speciale che questa terra ha costruito con il Pontefice argentino, diventato per molti il simbolo della vicinanza agli ultimi e della lotta al male.
Un legame profondo nel segno della speranza
La Calabria non dimenticherà facilmente il giorno in cui, il 21 giugno 2014, Papa Francesco mise piede a Cassano allo Jonio, nel cuore della Sibaritide. Era una delle sue prime visite pastorali, a poco più di un anno dall’elezione, e quel viaggio assunse presto un valore storico. Non solo per le sue parole, ma per il coraggio con cui si rivolse a una terra ferita.
Quella visita seguiva di pochi mesi l’omicidio del piccolo Cocò Campolongo, una tragedia che aveva scosso le coscienze di un’intera regione. Quel giorno, davanti a una folla immensa – oltre 250mila persone – pronunciò frasi che sarebbero diventate pietre miliari nella lotta contro la criminalità organizzata.
“I mafiosi sono scomunicati”
In un messaggio senza mezzi termini, Papa Francesco definì la ’ndrangheta “adorazione del male e disprezzo del bene comune”. E aggiunse: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”.
Non una dichiarazione teologica, ma un gesto di rottura, una scelta di campo netta. Fu un messaggio lanciato non solo alla Calabria, ma all’Italia intera: la Chiesa non può restare neutrale di fronte al male. E il male, qui, ha spesso i volti e i riti della mafia.
La Chiesa, il coraggio e l’educazione
Francesco, in quella giornata, chiese alla Chiesa calabrese di non rassegnarsi. Di essere “più impegnata che mai” nell’educazione delle coscienze, soprattutto delle giovani generazioni. Disse: “Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza”. Un richiamo forte all’impegno educativo, spirituale, civile.
Ai giovani: non lasciatevi rubare la speranza
Uno dei passaggi più intensi del suo discorso fu dedicato ai giovani. “Non lasciatevi rubare la speranza. L’ho detto tante volte, lo ripeto oggi. Non fatevi rubare la speranza”. Un invito a resistere, a non cedere al cinismo o alla paura, a costruire un futuro possibile anche in una terra difficile.