Vibo, torna la TAC ma non la normalità: medici allo stremo tra guasti e disservizi

Dopo giorni di disservizi e trasferimenti estenuanti, torna operativa la tomografia dell’ospedale. La denuncia della dottoressa Piperno (SMI)

“Finalmente abbiamo la TC!”. Stavolta il sollievo si accompagna a una punta d’amarezza. Sì, perché quella che dovrebbe essere la normalità – una tomografia computerizzata funzionante in un ospedale provinciale – diventa notizia da prima pagina, quasi un evento eccezionale. A raccontare i giorni di caos e improvvisazione vissuti dalla sanità vibonese è la dottoressa Alessia Piperno, delegata provinciale dello SMI (Sindacato Medici Italiani) per l’Asp di Vibo Valentia. 

“Ebbene sì – scrive Piperno – è proprio il caso di dirlo: finalmente abbiamo la TC! Per giorni la sanità vibonese ha affrontato un disservizio che sistematicamente si presenta più volte l’anno. E lo fa, ahimè, nell’indifferenza più totale di chi dovrebbe tutelare la nostra sanità e trovare soluzioni, piuttosto che abbandonare tutto al nostro ben noto ‘senso dell’arrangiarsi’”.

Scenario desolante

Uno scenario, quello descritto dalla delegata sindacale, che appare desolante. In tutta la provincia di Vibo Valentia, spiega la dottoressa, ci sono solo sei ambulanze operative per trasporti primari, secondari e per interventi sul territorio. Ogni turno può contare – nella migliore delle ipotesi – su due o tre medici.

“Quindi – continua – sei ambulanze con un infermiere e un autista e qualche medico a turno, se si è fortunati, devono provvedere a tutto: ai trasporti, al territorio, spesso persino alla radiologia”.

Le altre realtà

E quando la TC dell’ospedale di Vibo si guasta – evento tutt’altro che raro – il sistema va in tilt. “Ovviamente, considerando feste, festivi, sabato e domenica, ci vogliono anche sette giorni per aggiustarla. Nel frattempo si opta per la TC di Tropea”.

Ma qui le difficoltà si moltiplicano. I pazienti che arrivano a Vibo e necessitano di una TC vengono caricati sull’ambulanza e trasferiti a Tropea, ma senza mezzo di contrasto: “L’anestesista è a Vibo”, sottolinea Piperno, “quindi tutti i codici gialli e rossi che necessitano di TC con contrasto vengono mandati a Catanzaro o a Reggio Calabria”.

E Lamezia? Non pervenuta. “Non chiedetemi perché – scrive – forse è troppo vicina”. Ironia amara, che però non maschera l’assurdità di un sistema che macina chilometri e risorse in un contesto già gravemente carente.

“Non credo bisogna precisare che per tali trasporti viene sempre interessato il 118 – aggiunge –. Ma l’ambulanza deve essere pure medicalizzata, quindi quei due o tre (a volte uno) medici presenti a turno in tutta la provincia verranno utilizzati per ore ed ore lasciando il territorio senza ambulanza e senza medico”.

I quesiti

La denuncia si fa più stringente quando la dottoressa Piperno pone tre domande dirette, che suonano come un atto d’accusa:”Ma la seconda TC presente nel presidio ospedaliero di Vibo Valentia dal 2020, come mai non viene utilizzata? Con le strutture convenzionate presenti sul territorio non poteva essere stipulato un accordo per consentire l’esecuzione delle TC più urgenti?   Come mai almeno in questi giorni nessun anestesista si è recato a Tropea per consentire l’esecuzione dei mezzi di contrasto e permettere al paziente di restare in territorio vibonese?”.

Domande, queste, che chiamano in causa le responsabilità organizzative e gestionali dell’Asp e delle istituzioni sanitarie regionali. “Mi auguro ci sia una risposta valida al perché nessuna soluzione sia stata trovata per fronteggiare un problema così serio e che si verifica così frequentemente, con un disagio più che importante per i pazienti e per i sanitari stessi”.

Poi l’affondo finale: “Siamo medici, facciamo diagnosi e terapia. Alle sedie a rotelle, ai lettini e alla manutenzione degli strumenti diagnostici non pensiamo noi. Noi lavoriamo sempre, comunque e nonostante tutto”.

L’impressione, dice la dottoressa, è che si pensi che “il 118 possa tutto”. Ma “avranno confuso i dirigenti del Suem con una nuova classe di supereroi. Ma purtroppo non è così. Tutti i nostri sforzi risulteranno sempre vani senza l’interesse e il supporto di chi dovrebbe creare le condizioni per consentirci di ben lavorare”. Una testimonianza che accende i riflettori su una realtà sanitaria troppo spesso dimenticata. O, peggio, data per scontata. “Nella speranza – conclude la dottoressa Piperno – che simili disagi non si ripetano più”. (foto Tac d’archivio)

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