La denuncia della Democrazia Cristiana vibonese: quel cementificio è un monumento alla speranza perduta

L’esponente centrista Pasquino accusa: promesse da 200 posti di lavoro e investimenti milionari, ma oggi resta solo abbandono e silenzio

“Il primo maggio è già trascorso, tra comizi e concerti, ma di lavoro nemmeno l’ombra in questa terra disastrata, privata anche della benché minima speranza”. Comincia così il duro comunicato di Giuseppe Pasquino, commissario provinciale della Democrazia Cristiana di Vibo Valentia, diffuso all’indomani della Festa dei Lavoratori. Le parole dell’esponente centrista fotografano una realtà segnata da promesse mancate, occasioni sfumate e un’occupazione che resta un miraggio.

Il focus è tutto sull’ex cementificio: uno scheletro industriale che domina il paesaggio come “un monumento alla speranza perduta”, simbolo di quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Un’area, ricordano i vertici provinciali del partito, su cui si erano accesi i riflettori nel novembre 2023, quando Oliviero Lanzani – amministratore unico della MetalsReborn, azienda del Gruppo Engitec Technologies Spa – aveva annunciato un progetto industriale ambizioso.

“Dove sono i quasi duecento posti di lavoro che qualche anno fa si davano per certi?», si chiede oggi Pasquino. Il progetto parlava chiaro: una fabbrica all’avanguardia per la produzione di zinco, ferrolega e altre materie prime ricavate dai sottoprodotti delle acciaierie, un investimento da 73 milioni di euro, 36 mesi per la realizzazione e un impatto occupazionale stimato in almeno duecento unità. Ma, a distanza di tempo, tutto è rimasto sulla carta.

“Dove sono finiti gli imprenditori che l’hanno proposta? Sono spariti nel nulla? O erano solo imprenditori senza impresa e senza capitali, magari in attesa di qualche finanziamento pubblico al 100% che nessuno ha chiesto o nessuno ha dato?”  l’affondo, senza mezzi termini.

Ma il comunicato non si limita a puntare il dito. Riemerge anche il ricordo – ormai sbiadito – del progetto per un parco polivalente, presentato nel luglio 2021 con grande clamore presso il “501”. Tempi di realizzazione previsti tra i 36 e i 48 mesi, avvio lavori nel 2024, 200 milioni di euro di investimento e oltre duemila posti di lavoro a regime. “Tante chiacchiere, tanto fumo!”, commenta oggi amaramente Pasquino, sottolineando l’assenza di concretezza e capacità imprenditoriale. “Forse perché non saranno mai i capitalisti senza capitale a poter mai realizzare alcunché”.

E allora, la proposta: perché non coinvolgere la Baker Hughes? “Ha dimostrato di avere bisogno di spazi, ha necessità di avere il porto vicino e ben collegato. È una multinazionale che ha risorse da vendere”, osservano. Stessa considerazione per altre aziende già attive nel comprensorio, come quelle di Rombiolo, che potrebbero trovare utile lo spazio per ampliare la produzione o realizzare nuove strutture.

“Quel sito non può rimanere in proprietà di chi non lo utilizza. Né può restare un monumento al degrado. Chi non è in grado di realizzarne nulla deve bonificare l’area nel più breve tempo possibile e restituirla alla comunità”, tuona Pasquino, rilanciando con forza l’appello del partito.

Una denuncia che si chiude con un monito: “In questa città terremotata da una emigrazione che fa spavento, sembra che il problema non esista. Solo beghe di partito, cambi di casacca, ricerca di nuovi equilibri di potere. È ora che qualcuno affronti il problema e lo risolva, oggi, non in un domani che sembra non venire mai!”.

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