Sanità in ginocchio, Alessia Piperno ora si rivolge al Capo dello Stato

Inutili fino ad oggi gli appelli alla politica e al commissario Roberto Occhiuto: i nostri ospedali sono stati pressoché svuotati

Prima un appello al commissario Roberto Occhiuto attraverso i social; poi, una serie di interventi per denunciare lo stato comatoso della sanità, degli ospedali della provincia di Vibo Valentia e, in particolare, del servizio di Emergenza-Urgenza ma senza mai avere alcuna risposta. Ora Alessia Piperno si rivolge direttamente al Capo dello Stato, al quale chiede un intervento per salvare la sanità in una realtà, come quella del Vibonese, dove non ci sono le condizioni minime per offrire assistenza.

Questa la lettera che il medico del Suem 118 ha invito al presidente Sergio Mattarella.

Presidente, Le scrivo, e mentre lo faccio mi chiedo dove stia trovando il coraggio per farlo. E poi capisco che non si tratta nemmeno di coraggio, bensì di speranza e fiducia in uno Stato che fin dai tempi dei banchi di scuola ho visto come detentore di giustizia, legalità, democrazia. Qualità che ad oggi purtroppo sembrano non interessare la mia splendida terra.

Mi chiamo Alessia Piperno, ho 38 anni e sono un medico dell’emergenza-urgenza territoriale (Suem118). Lavoro a Tropea, nella mia straordinaria Calabria. Ma sono anche una donna nata e cresciuta in questa terra che per me ha sempre rappresentato, e sempre rappresenterà, “casa”.

La divisa con orgoglio

Sono un medico per scelta Presidente; sì, perché prima di essere medico sono stata una paziente incastrata in una diagnosi difficile arrivata dopo 18 anni di dolore. Ed è stato proprio questo a spingermi tra le braccia di Ippocrate, perché potessi io essere capace di aiutare gli altri, perché nessuno merita, come purtroppo a me è successo, di rimanere solo nel proprio dolore, inascoltato. Oggi indosso la mia divisa con grande orgoglio e con altrettanto orgoglio la indosso nella mia Calabria.

Abito a Vibo Valentia, lavoro per un’Asp commissariata da 10 anni che invece di “riprendersi” sta lentamente scivolando verso la chiusura, nella totale apatia di chi invece dovrebbe riportarla alla luce. Abbiamo avuto persino commissari “che non sapevano di esserlo” ed arrivo a chiedermi cosa possano pensare di noi calabresi il resto degli italiani.. e non solo.. la verità è che chiunque venga in Calabria respira aria di mare, di sole, di montagne innevate d’inverno ed inondate di fiori d’estate, di sorrisi offerti insieme ad un caffè perché “che fai scherzi? A casa mia il caffè lo offro io, piuttosto il cornetto come lo preferisci?”, di genuinità Presidente.. ma quella vera che trova tra la gente comune che incontra per strada e che, purtroppo, spesso non appartiene a chi ha la possibilità di rendere ogni comune di ogni provincia di questa Calabria “straordinaria”.

Gli ospedali del Vibonese

Sono cresciuta in una città che poteva vantare 4 presidi ospedalieri di tutto rispetto: Vibo Valentia, Tropea, Soriano Calabro e Serra San Bruno. Avevamo tutto, compreso il centro grandi ustionati, un reparto di chirurgia generale ed uno di chirurgia d’urgenza, ortopedia, medicina generale, ginecologia, anche il reparto di otorinolaringoiatria e tanti altri. Avevamo tutti i servizi, Presidente, avevamo tutto, ora non è rimasto molto.

Oggi in Calabria regna il caos, leggo articoli di testate giornalistiche completamente surreali. Reparti che chiudono, personale che manca, presidi inesistenti e la gente comune costretta ad emigrare al nord o a rivolgersi alla sanità privata per potersi curare, per poter fare diagnosi o peggio ancora per “tenere a bada qualche brutto male”.

La sanità, un bene prezioso

In questi mesi ho provato a chiedere aiuto, prima alla politica locale, poi regionale, ma nessuno ha voluto ascoltare. Troppe cose qui meritano chiarezza, troppe domande meritano una risposta. La sanità pubblica è un bene prezioso ed insurrogabile Presidente, un diritto fondamentale che non conosce differenze di genere nè colore politico o orientamento religioso. Oggi Le chiedo aiuto, a tutela dei pazienti e di noi sanitari tutti che, consapevoli che davanti a Dio niente possiamo, chiediamo solo le condizioni idonee per poter ben lavorare e lasciare a Lui e solo a Lui la scelta tra la vita e la morte.

Ci aiuti almeno Lei

Le chiedo scusa se in qualche modo Le ho fatto perdere tempo leggendo queste mie parole. Abbiamo bisogno che qualcuno ci ascolti oltre ogni notizia riportata su qualsiasi testata giornalistica. Abbiamo bisogno di qualcuno che veda la realtà per quella che davvero è! Abbiamo bisogno di Lei Presidente, almeno Lei ci ascolti!

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