Ballottaggio a Lamezia Terme, sono i  giorni della scelta: Lo Moro e Murone, ultimi atti di una sfida

Due modelli politici opposti in campo: la città cerca stabilità dopo anni di fratture.

Le urne si aprono, ancora una volta. Ma questa volta è l’ultima. Dopo settimane di tensione politica, confronti pubblici, manovre di coalizione e appelli al voto, Lamezia Terme è chiamata oggi e domani a decidere chi sarà il sindaco che guiderà la città per i prossimi cinque anni.

Una scelta che va ben oltre il nome da scrivere sulla scheda: è la scelta tra due concezioni profonde del ruolo pubblico e del destino stesso di questa comunità.

Il bivio: Doris Lo Moro o Mario Murone

Da un lato Doris Lo Moro, già sindaca e figura nota nel panorama nazionale, simbolo di un centrosinistra che promette ordine amministrativo, sobrietà istituzionale e legalità come fondamento della rinascita civica. Sicurezza politica data dall’esperienza e innovazione per i giovani consiglieri eletti. Dall’altro, Mario Murone, avvocato, volto nuovo della politica locale, espressione di un centrodestra che si candida con un volto nuovo e molti volti noti come consiglieri con un’agenda costruita su sicurezza, crescita economica e semplificazione burocratica.Oggi dalle 7 alle 23, e domani fino alle 15, 61.256 cittadini lametini potranno esprimere il loro voto. Poi si chiuderà il sipario sulla campagna elettorale più intensa che la città ricordi negli ultimi anni.

Il primo turno: equilibrio teso

Il primo atto si è consumato il 25 maggio. Nessuno ha ottenuto la maggioranza assoluta. Murone si è attestato al 44,1%, Lo Moro ha conquistato il 31,7%. Terzo incomodo, ma non per importanza, Gianpaolo Bevilacqua, con il suo 24,2% che oggi pesa come oro. Il suo elettorato è la variabile che potrebbe capovolgere gli equilibri. L’affluenza, al primo turno, è stata del 59,39%, Un segnale chiaro: la città vuole esserci. Vuole scegliere.

Il clima nelle strade

Nessun entusiasmo di massa, ma una tensione diffusa. Si parla di politica nei bar, nei mercati, nei portoni. I lametini sono coscienti di trovarsi a un incrocio. Dopo anni di comunicazione amministrativa inefficace e ferite istituzionali, Lamezia vuole normalità. Ma non una normalità vuota: una normalità che funzioni.E se oggi il clima appare composto, in realtà pulsa sotto traccia. Perché la città è spaccata. Non ideologicamente, ma esistenzialmente. C’è chi cerca affidabilità, e chi vuole rompere con ogni traccia del passato.

Il peso del “terzo uomo”

I voti di Bevilacqua sono il vero ago della bilancia. Il suo bacino civico, radicato, trasversale, potrebbe decidere l’esito. Nessun apparentamento ufficiale, ma molti segnali, incontri, aperture tra le righe. I candidati lo sanno: l’ultima partita si gioca qui. E si gioca silenziosamente.

Non solo un sindaco

Lamezia non sta solo scegliendo un nome. Sta decidendo di chi fidarsi. Sta cercando una nuova grammatica politica. La città reclama stabilità, e chiede risposte su tutto: mobilità, servizi, decoro urbano, occupazione giovanile, contrasto alla criminalità.E forse, sotto traccia, chiede anche una guida che sappia ricucire. Perché, tra tanti progetti, ciò che sembra mancare davvero è un sentimento di comunità.

La notte del verdetto

Lo spoglio inizierà lunedì pomeriggio, dopo il conteggio delle schede referendarie. Gli occhi saranno puntati su ogni sezione, su ogni punto percentuale. Perché la sfida, oggi più che mai, è sul filo. E il futuro di Lamezia, nel frattempo, aspetta con il fiato sospeso.

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