Referendum senza quorum: affluenza alle urne appena sopra il 30%

La Calabria si ferma al 23,81%. Al centro dei cinque quesiti la questione lavoro e cittadinanza

Urne chiuse per la seconda giornata di votazione per i cinque referendum abrogativi su cittadinanza e lavoro. I 61.591 seggi, in tutta Italia, sono ripartiti questa mattina alle 7 e sono stati chiusi alle 15. Si è votato anche nei 13 Comuni sopra i 15mila abitanti per i ballottaggi e nei 7 Comuni al primo turno in Sardegna.I dati relativi a 50.391 sezioni su 61.591 totali certificano che si è recato alle urne oltre il 30% degli elettori. Lo si apprende dal sito del Viminale, dove i numeri sull’affluenza relativi ai 5 quesiti referendari su lavoro e cittadinanza arrivano in tempo reale.

Al centro della consultazione c’erano i quattro quesiti relativi alla disciplina del lavoro e uno sulla cittadinanza per stranieri residenti. Nonostante la portata dei temi, il traguardo del quorum – ovvero la partecipazione del 50% +1 degli aventi diritto – appare ancora distante.

I quattro quesiti

I quattro quesiti referendari sul lavoro puntavano a modificare alcune delle norme chiave introdotte dal Jobs Act e da riforme successive: reintegro in caso di licenziamento illegittimo, maggiore indennizzo per chi lavora in piccole imprese, reintroduzione dell’obbligo di causale nei contratti a termine sotto i 12 mesi e responsabilità solidale negli appalti per gli incidenti sul lavoro. Il quinto quesito riguardava invece la riduzione da 10 a 5 anni del requisito di residenza legale in Italia per gli stranieri extracomunitari maggiorenni che vogliono richiedere la cittadinanza.

Per la prima volta, è stato introdotto il voto fuori sede per chi si trova lontano dal comune di residenza per studio, lavoro o motivi di salute, a condizione che fosse stata fatta richiesta entro le scadenze previste. Anche gli iscritti all’AIRE e gli italiani temporaneamente all’estero per almeno tre mesi hanno potuto partecipare, sempre previa richiesta.

Le Regioni

Con oltre il 39% di affluenza, la Toscana è la prima Regione per il numero di cittadini che si sono recati alle urne per i cinque referendum. Al secondo posto, con il 38%, si attesta l’Emilia Romagna, quindi la Liguria e il Piemonte praticamente appaiate con il 34,5% circa. Subito sotto il podio le Marche (32,7%) seguite dall’Umbria (31,3%) e dalla Basilicata (31,1%). Quindi il Lazio (31%), la Lombardia (poco meno del 31%), l’Abruzzo (29, 8%), la Valle d’Aosta e la Campania (29,%), la Puglia (28,5%), Il Molise (27,8%), Il Fvg (27,5%), Sardegna (27%) e Veneto (26,3%). Maglia nera per Trentino Alto Adige con 22,5%, la Calabria e la Sicilia, appaiate al 22/23%. (Dire – www.dire.it)

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