Calabria, estate torrida. Il sole brucia, le temperature salgono, ma a mancare è… l’energia. Non è solo una metafora: città intere restano al buio, condizionatori spenti, frigo inutili, lavatrici ferme. E ospedali, come lo “Jazzolino” di Vibo, senza corrente. Una situazione che preoccupa cittadini e imprese e che ha spinto i sindacati dei lavoratori elettrici – Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uuiltec Uil– a scrivere una lettera alle istituzioni e alla cittadinanza calabrese.
“I blackout non nascono sotto i cavoli”, scrivono le Segreterie regionali, denunciando le responsabilità delle aziende concessionarie del servizio elettrico. “Per ‘colpa dei condizionatori’ manca la corrente elettrica in intere città”, recita la nota, con evidente sarcasmo verso chi attribuisce i disservizi alle alte temperature. Eppure, a ben vedere, i numeri parlano chiaro: solo nella provincia di Vibo si sono registrati sette linee in guasto, lasciando centinaia di utenti senza elettricità. Nemmeno la celebre “Costa degli Dei”, fiore all’occhiello del turismo calabrese, è stata risparmiata.
Ma cosa c’è davvero dietro questi blackout? I sindacati puntano il dito contro la mancanza di investimenti strutturali e le scelte industriali delle aziende: “Chi dovrebbe garantire a cittadini e imprese di avere sempre e comunque a disposizione la quantità di energia elettrica necessaria per tutti i bisogni, oggi dà la colpa dei blackout al caldo eccessivo e inaspettato”, scrivono, aggiungendo che la responsabilità è di chi non ha fatto quanto necessario “per evitare il disastro”.
Sotto accusa le politiche aziendali che, secondo le organizzazioni sindacali, preferiscono tagliare spese invece di garantire un servizio efficiente: “Si sceglie di risparmiare, di riparare impianti vecchi, di privarsi del personale necessario per i lavori che dovrebbero essere fatti, di appaltare attività di cui si perde il controllo e via discorrendo”. Una strategia che, sostengono i sindacati, finisce per tradursi in gravi disservizi per i cittadini e in un pericoloso arretramento della qualità del servizio pubblico.
Nel mirino anche Enel, attraverso e-distribuzione, che detiene la concessione su oltre l’85% del territorio nazionale. “Le principali Aree Metropolitane del Nord Italia e Roma sono servite da grandi imprese municipalizzate, ma in Calabria ci si affida a chi – dicono i sindacati – da anni riduce strutture e personale”.
Una situazione insostenibile, che da oltre un anno e mezzo ha già provocato scioperi in e-distribuzione, proprio per denunciare quello che i sindacati definiscono un “fallimento delle politiche industriali”. Ora, però, l’appello è rivolto direttamente alle istituzioni: “Chiediamo alle Istituzioni – Governo, Regioni, Sindaci – e alle forze politiche di ogni parte, di intervenire per riprendere la loro funzione di controllo sui concessionari di servizi pubblici come sono le Aziende che svolgono attività di distribuzione di energia elettrica”.
La chiusura della lettera è un monito, ma anche un auspicio: “Speriamo che questa volta non cali (nuovamente) il Buio sui Blackout, ma che si faccia Luce sulle vere responsabilità di ognuno”.