Carola Rackete lascia il suo seggio al Parlamento europeo dopo appena un anno dall’elezione. L’attivista climatica ed ex capitana della Sea Watch, nota per lo scontro con Matteo Salvini durante i salvataggi dei migranti nel Mediterraneo, ha annunciato la decisione con un messaggio diffuso dal gruppo The Left, che le ha rivolto un “sentito saluto”.
Rackete ha spiegato di aver sempre voluto dare un’impronta collettiva al suo mandato europeo, ma di essersi scontrata con i limiti legali: “Fin dall’inizio volevamo esercitare il mandato in modo il più collettivo possibile. È stato però molto difficile e formalmente impossibile”, ha spiegato. Da qui la scelta di dimettersi per cedere il seggio a Martin Günther, che continuerà a lavorare sui suoi stessi temi: la giustizia economica e sociale, la crisi climatica, l’equità internazionale.
Rackete ha spiegato di aver sempre voluto dare un’impronta collettiva al suo mandato europeo, ma di essersi scontrata con i limiti legali: “Fin dall’inizio volevamo esercitare il mandato in modo il più collettivo possibile. È stato però molto difficile e formalmente impossibile”, ha spiegato. Da qui la scelta di dimettersi per cedere il seggio a Martin Günther, che continuerà a lavorare sui suoi stessi temi: la giustizia economica e sociale, la crisi climatica, l’equità internazionale.
Scelta personale e politica
Rackete ha sottolineato come l’addio all’Europarlamento le consentirà di tornare a concentrarsi sulle cause dirette della crisi climatica, un tema che considera urgente e troppo spesso oscurato dalla politica di partito. “Il focus sulla politica partitica rischia di far perdere di vista la crisi ecologica e le sue soluzioni”, ha detto. Eletta con Die Linke, la sinistra radicale tedesca, Rackete ha ringraziato i militanti per la fiducia ricevuta, ricordando le motivazioni che l’avevano spinta a candidarsi: “Pensavamo fosse importante portare una visione eco-socialista al Parlamento europeo”.
Chi è Carola Rackete
Classe 1988, ecologa e attivista, Rackete si è fatta conoscere come comandante della Sea Watch, salvando centinaia di vite nel Mediterraneo. In Parlamento europeo sedeva nelle commissioni Ambiente, Economia e Agricoltura, portando avanti battaglie su clima, giustizia globale e migrazioni. “Era determinata a puntare i riflettori sull’impatto negativo delle politiche migratorie Ue e sull’inazione climatica”, ha ricordato The Left nel suo messaggio di commiato.
Voto di sfiducia
Domani, giovedì 10 luglio, il Parlamento europeo voterà una mozione di sfiducia – promossa principalmente da Identità e Democrazia (ID) e da alcuni deputati del gruppo ECR (Conservatori e Riformisti Europei), con il sostegno di eurodeputati indipendenti o di piccoli gruppi euroscettici – contro la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Già ieri si è tenuto il dibattito a Strasburgo, animato da accuse di scarsa trasparenza nella gestione delle negoziazioni sui vaccini (Pfizergate) e di centralismo decisionale.
Le principali forze del Parlamento (PPE, S&D, Renew Europe, Verdi) hanno annunciato che non voteranno la sfiducia, sebbene abbiano criticato la leadership di von der Leyen. Perché la mozione passi servirebbe una maggioranza dei due terzi: un risultato oggi estremamente improbabile, ma sarà un banco di prova per la credibilità dell’asse centrista. (Dire – www.dire.it)