Ormai da tempo al tempo al centro del dibattito cittadino, i depositi costieri di Vibo Marina tornano sotto i riflettori, ma con un’angolazione che nessuno, finora, aveva osato affrontare pubblicamente: quella dei tre cerchi concentrici di rischio intorno agli impianti R.I.R. (a Rischio di Incidente Rilevante). A sollevare la questione è Italia Nostra, sezione di Vibo Valentia, con una nota che si configura come un vero e proprio j’accuse nei confronti dell’amministrazione comunale, guidata dal primo cittadino Enzo Romeo, e del silenzio che, da anni, avvolge il tema.
Il 16 luglio, infatti, è giunta la notizia che Meridionale Petroli intende restare nella sua attuale sede a Vibo Marina per altri vent’anni. Una decisione che stride con l’orientamento dell’amministrazione comunale, che si dice favorevole a una “delocalizzazione” a Portosalvo, al massimo concedendo una proroga di un anno. Ma, come sottolinea Italia Nostra, “nessuno – né l’attuale sindaco Romeo, né la sua predecessora Maria Limardo – ha mai parlato degli altri impianti R.I.R., in particolare quello dell’Eni, situato in località Pennello, sempre a Vibo Marina”.
Il 16 luglio, infatti, è giunta la notizia che Meridionale Petroli intende restare nella sua attuale sede a Vibo Marina per altri vent’anni. Una decisione che stride con l’orientamento dell’amministrazione comunale, che si dice favorevole a una “delocalizzazione” a Portosalvo, al massimo concedendo una proroga di un anno. Ma, come sottolinea Italia Nostra, “nessuno – né l’attuale sindaco Romeo, né la sua predecessora Maria Limardo – ha mai parlato degli altri impianti R.I.R., in particolare quello dell’Eni, situato in località Pennello, sempre a Vibo Marina”.
I tre cerchi
“La vera questione – spiega Italia Nostra – riguarda i tre cerchi concentrici che ogni impianto a rischio incidente rilevante comporta, secondo la normativa vigente e come riportato nella Tavola n.5 del PSC di Vibo Valentia (redatta nel 2018 e approvata nel 2020), nonché nel Piano di Emergenza esterno redatto dalla Prefettura nel 2017:
– Primo cerchio (200 metri): in caso di incidente, elevata mortalità e danni certi a persone, cose e ambiente.
– Secondo cerchio (400 metri): danni certi con lesioni irreversibili.
– Terzo cerchio (800 metri): danni “di attenzione”, potenzialmente reversibili”.
“Nel caso della Meridionale Petroli, questi cerchi coprirebbero quasi il 50% dell’abitato di Vibo Marina. Se si considera la vicinanza dell’impianto ENI e il rischio di “effetto domino”, l’area a rischio sale fino al 70% della popolazione residente. Eppure – accusa Italia Nostra – nessuna comunicazione, nessun suono d’allarme, nessuna informazione preventiva è mai stata fornita a chi vive dentro questi cerchi”.
Un secco no
Una dimenticanza? Una scelta deliberata? Difficile dirlo. Di certo, il comunicato bolla come “stucchevole o ipocrita” ogni discussione su compatibilità turistica o rilancio di Vibo Marina che non tenga conto di questi rischi. E ammonisce: “Se si pensa di risolvere tutto spostando l’impianto della Meridionale Petroli a Portosalvo, si compie un ‘sacrificio pilatesco’ sulla pelle di altri cittadini, ugualmente esposti agli stessi rischi”. Italia Nostra chiama in causa anche la toccante lettera scritta pochi giorni fa da Cristian La Gamba, il giovane di Vibo Marina che ha espresso al sindaco tutta la sua paura nel vivere accanto all’impianto Eni. Un appello che, secondo l’associazione, deve spingere le istituzioni a un cambio di rotta netto. “L’obiettivo – si legge nella nota – deve essere uno solo: eliminare quei tre cerchi concentrici da tutto il territorio comunale. Non a Vibo Marina, non a Portosalvo. Un ‘no’ secco e compatto da parte di cittadini e amministratori, senza ambiguità”.
Conclude la nota: “Ciascuno di noi delle Marinate, in tutti questi anni, grazie ai predetti impianti, si è riempito di denari (in lire ed in euro) da sfondarsi le tasche e da sentirsi come Paperon de’ Paperoni”.