‘Ndrangheta, la Corte d’Appello rivede le condanne per Pardea e Dominello

Rideterminate le pene per due imputati del maxiprocesso Rinascita-Scott dopo l’intervento della Cassazione

Nuova tappa giudiziaria per Francesco Antonio Pardea, figura centrale della cosca Camillò-Pardea-Ranisi di Vibo, già coinvolto nel maxiprocesso Rinascita-Scott. La terza sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro ha ridotto la sua condanna da vent’anni a dodici anni di reclusione, a seguito della decisione della Cassazione che ha eliminato l’aggravante legata al ruolo direttivo all’interno dell’associazione mafiosa.

Via l’aggravante da “capo”

Via l’aggravante da “capo”

La riduzione è arrivata dopo che la Suprema Corte, lo scorso 22 maggio, ha annullato senza rinvio la sentenza d’appello per quanto riguarda la cosiddetta aggravante del “comma 6” dell’articolo 416 bis del codice penale. Si tratta della norma che inasprisce le pene per chi ricopre ruoli di vertice nei sodalizi mafiosi. Nonostante la rimodulazione della pena, la responsabilità penale di Pardea non è mai stata messa in discussione: resta confermata la condanna per associazione mafiosa aggravata dal metodo violento e dall’omertà. In sostanza, il profilo di colpevolezza resta integro, ma la posizione da promotore del gruppo non è più legalmente riconosciuta come aggravante.

Il calcolo della nuova pena

Nel dettaglio, Pardea – difeso dall’avvocato Diego Brancia – era stato condannato in primo grado con rito abbreviato nel novembre 2021 a 19 anni, pena poi portata a 20 in Appello. Con la nuova sentenza, i giudici hanno applicato la riduzione dovuta all’abbreviato e ricondotto la condanna a 12 anni, partendo da un minimo edittale di 15 anni, più tre per la continuazione. L’ulteriore sconto scaturisce proprio dall’assenza dell’aggravante cassata. Non è passata, invece, la richiesta della difesa di sospendere l’esecuzione della pena. La Corte ha confermato la legittimità della sua esecuzione immediata, dato che la parte restante della condanna è ormai definitiva. Pardea si trova attualmente detenuto in regime di 41 bis.

Discorso simile per Dominello

Destino simile per Michele Dominello, classe 1991, anche lui difeso dall’avvocato Brancia. La sua condanna passa da 14 anni e 6 mesi a 10 anni netti. In questo caso, la Cassazione ha ugualmente cancellato l’aggravante da promotore mafioso, spingendo la Corte d’Appello a ricalcolare la pena applicando il minimo previsto per il reato associativo aggravato, con i relativi sconti per il rito. Dominello era stato riconosciuto colpevole di associazione mafiosa, due episodi di estorsione aggravata e detenzione illegale di armi. Coinvolto anche lui nel filone abbreviato del maxi-processo Rinascita-Scott, è ritenuto partecipe della stessa cosca Camillò-Pardea-Ranisi. Dopo un passaggio intermedio in cui la Procura Generale aveva quantificato la nuova pena in 11 anni e 4 mesi, la difesa ha ottenuto un ulteriore ribasso, portando la condanna a 10 anni pieni, ora definitiva e immediatamente esecutiva.

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