Un anno fa ci lasciava Vittoria Sicari, insegnante, giornalista, donna di profonda umanità. Oggi, nella chiesa parrocchiale di Vibo Marina, alle ore 19 sarà celebrata una Santa Messa in suo ricordo. Non è solo una commemorazione: è il bisogno di una comunità intera di non dimenticare chi, con la forza della parola e la tenacia del cuore, ha saputo essere molto più di una cronista.
La persona al centro di tutto
La persona al centro di tutto
Vittoria non scriveva articoli. Restituiva dignità. Le sue inchieste, le sue cronache, i suoi servizi pubblicati sulle colonne della Gazzetta del Sud avevano sempre un centro preciso: le persone, soprattutto quelle che non avevano voce, quelle che non trovavano spazio nei salotti né ascolto nei palazzi. Parlava di chi chiedeva cure e non le otteneva, di chi viveva con la pensione sociale, di chi ogni mese doveva scegliere se pagare una bolletta o comprare il pane. Parlava dei disagi quotidiani, delle ingiustizie silenziose, delle piccole grandi battaglie che nessuno voleva vedere. Non lo faceva per mestiere, lo faceva per missione.
Non inseguiva i riflettori
Da insegnante, aveva nel sangue il senso della cura e dell’educazione. Da giornalista, non inseguiva i riflettori, ma si sedeva accanto a chi era nell’ombra. Vittoria aveva una penna gentile ma affilata, capace di emozionare e denunciare, di commuovere e indignare. E sapeva, sempre, dove guardare. A un anno dalla sua scomparsa, ci manca la sua voce, ma ci resta il suo esempio. Il giornalismo, quello vero, quello che non si piega al potere ma cammina tra la gente, ha ancora bisogno di donne come lei.
Una vera lezione
Vittoria Sicari ha insegnato a tutti noi una lezione preziosa: non esiste notizia più importante di una persona. E finché qualcuno saprà portare avanti questa eredità, lei non sarà mai davvero scomparsa.