Quattro mesi per un esame istologico dopo un’operazione per tumore. Tac e risonanza a pagamento. Una Pet decisiva per le cure oncologiche che si rompe e rimane inutilizzabile per settimane. È la realtà quotidiana di molti calabresi, non un’eccezione. Lo racconta la Gazzetta del Sud attraverso la vicenda di un malato di Pizzo, che insieme alla sua famiglia sta vivendo l’incubo di un sistema sanitario pubblico ormai al collasso.
Quattro mesi per un esame istologico dopo un’operazione per tumore. Tac e risonanza a pagamento. Una Pet decisiva per le cure oncologiche che si rompe e rimane inutilizzabile per settimane. È la realtà quotidiana di molti calabresi, non un’eccezione. Lo racconta la Gazzetta del Sud attraverso la vicenda di un malato di Pizzo, che insieme alla sua famiglia sta vivendo l’incubo di un sistema sanitario pubblico ormai al collasso.
La denuncia
La moglie del paziente, S.G., parla con amarezza e paura di fronte a una collega sensibile e amata come Rosaria Marrella: “Dopo mesi di attesa per l’esame, la Pet che avevamo prenotato è rotta, ci invitano ad andare a Napoli… ma mio marito ha lavorato e pagato le tasse qui, vuole essere curato qui”. Non è solo rabbia, è la constatazione amara di un diritto tradito.
Domande senza risposta
Dietro questo caso c’è una domanda che non possiamo più evitare: com’è possibile che in Calabria, nel 2025, un macchinario diagnostico vitale resti guasto per mesi? E perché, mentre i pazienti lottano per vivere, il sistema sanitario li costringe a spostarsi centinaia di chilometri, pagando di tasca propria esami che dovrebbero essere garantiti?
Un sistema che fa acqua
Il paradosso è che tutto questo avviene mentre la politica calabrese è in piena campagna elettorale per le Regionali. Comizi, slogan, promesse roboanti sul “rilancio della sanità” si moltiplicano ogni giorno. Ma dietro la vetrina del consenso resta un sistema sanitario che mostra falle in ogni ambito, e malati oncologici che aspettano invano.
Uno schiaffo alla retorica
Basta parole. La vicenda raccontata dalla Gazzetta del Sud è uno schiaffo alla retorica del “faremo” e “stiamo facendo” che domina i palchi e i talk show. La Calabria non ha bisogno di altri proclami: ha bisogno di Pet funzionanti, di medici che non siano costretti a lasciare la regione, di ospedali che non vengano chiusi, di esami rapidi e di cure dignitose.
Un messaggio scomodo
Chi oggi chiede il voto dovrebbe avere il coraggio di guardare in faccia queste persone e dare risposte concrete, immediate, verificabili. Perché le campagne elettorali finiscono, ma i tumori no. E mentre la politica discute di alleanze e candidature, i cittadini continuano a vivere – e spesso a morire – dentro un sistema che ha dimenticato la loro dignità. Il messaggio che arriva da Pizzo è semplice, potente e scomodo: la salute non può aspettare i tempi della politica. (foto web)