La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha respinto la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale avanzata dalla Procura generale, finalizzata a ribaltare la sentenza di primo grado che aveva assolto Michele Fiorillo (difeso dall’avvocato Diego Brancia) e Rosario Battaglia (difeso dagli avvocati Walter Franzè e Salvatore Staiano) dall’accusa di omicidio pluriaggravato nei confronti di Antonio De Pietro, assassinato nel 2005 davanti al cimitero di Piscopio, frazione di Vibo.
La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha respinto la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale avanzata dalla Procura generale, finalizzata a ribaltare la sentenza di primo grado che aveva assolto Michele Fiorillo (difeso dall’avvocato Diego Brancia) e Rosario Battaglia (difeso dagli avvocati Walter Franzè e Salvatore Staiano) dall’accusa di omicidio pluriaggravato nei confronti di Antonio De Pietro, assassinato nel 2005 davanti al cimitero di Piscopio, frazione di Vibo.
Esame di Mantella
La Procura generale aveva impugnato la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Assise di Catanzaro — dove era stata chiesta la condanna all’ergastolo per entrambi gli imputati — proponendo appello e chiedendo, in secondo grado, l’esame del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, oltre all’acquisizione di ulteriori atti e documenti, tra cui le dichiarazioni del neo-collaboratore Francesco Fortuna. Tale attività istruttoria, secondo la Procura, era necessaria per giungere a un eventuale riforma della sentenza di assoluzione in sede d’appello. Tuttavia, la Corte ha rigettato le richieste, fissando direttamente la data per la discussione del processo.
Questione legittimità costituzionale
Nel corso dell’udienza, la difesa aveva inoltre sollevato una questione di legittimità costituzionale legata alla recente riforma Nordio, che limita la possibilità per il pubblico ministero di appellare le assoluzioni, fatta eccezione per i processi di criminalità organizzata. Secondo i legali, questa norma creerebbe una disparità di trattamento tra imputati, violando il principio di uguaglianza. Anche questa richiesta rigettata dalla Corte, che non ha ravvisato alcuna violazione del dettato costituzionale.
La difesa si era opposta sin dall’inizio alle richieste istruttorie avanzate dal pubblico ministero in sede di appello.