Tridico amaro dopo il voto: battaglia breve ma vera. Ora serve una Sinistra che non abbia paura di fare

Il candidato del campo progressista commenta il distacco di circa venti punti da Occhiuto: tra amarezza e lucidità, parla di una Calabria spopolata, disillusa, ma ancora capace di speranza

A urne chiuse e a poche ore dai primi risultati, Pasquale Tridico rompe il silenzio. La voce è ferma, ma il tono tradisce la delusione. Il distacco dal governatore uscente Roberto Occhiuto, secondo gli exit poll, le proiezioni e le prime schede scrutinate, si aggira intorno ai venti punti percentuali, e forse più. E il candidato del campo progressista, sostenuto da sei liste, sceglie di parlare con sincerità: “È stata una battaglia intensa, ma molto breve. Una sfida che abbiamo combattuto con coraggio, sapendo quanto fosse difficile”.

Ringraziamento a tutti

Ringraziamento a tutti

Tridico, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, ringrazia tutti: “Il centrosinistra ha dato una risposta vera. Ringrazio le forze progressiste che hanno creduto nella mia candidatura, da Nicola Irto a Bonelli e Fratoianni, fino ai segretari regionali e alla Casa riformista”. Poi il pensiero va ai candidati e agli attivisti che hanno animato una campagna elettorale nata, come lui stesso sottolinea, “in pieno agosto, scelta in modo opportunistico da Occhiuto, nella speranza di trovarci impreparati. E invece abbiamo reagito, raccogliendo firme e consenso in condizioni difficilissime”.

Un bilancio amaro

Il suo bilancio è amaro ma non rinunciatario. “Abbiamo girato oltre 120 comuni – racconta – ascoltando il dolore vero di questa terra. La sanità che non funziona, i trasporti che mancano, i paesi che si svuotano. Lo spopolamento è il primo male della Calabria: tanti elettori non vivono più qui, pur essendo residenti. E questo, insieme alla disillusione, spiega anche l’affluenza bassissima, appena sopra il 43%”.

La politica deve tornare

Tridico non si nasconde dietro le cifre. “La politica deve tornare a dare risposte concrete. Non possiamo avere paura di fare proposte radicali: serve intervento pubblico nell’economia, serve una strategia industriale vera, perché il mercato da solo in Calabria non ce la fa. Il peso dello Stato qui è troppo debole: è da qui che dobbiamo ripartire”. C’è spazio anche per l’autocritica e per un richiamo alla responsabilità collettiva del centrosinistra. “Il campo progressista deve essere più forte, più chiaro, più deciso nel dire che lo sviluppo si costruisce con la programmazione e con la presenza dello Stato nei territori marginali. Non basta raccontare la Calabria, bisogna agire per cambiarla”.

La promessa: di non fermarsi

Infine, una promessa: quella di non fermarsi. “Da questa sconfitta nasce un nuovo impegno. Continuerò a lavorare per la mia terra, per dare voce a chi non ce l’ha, per un campo progressista più coraggioso. Organizzeremo l’opposizione e costruiremo idee, politiche e speranze nuove. Perché la Calabria – conclude – può ancora credere nella politica, se la politica torna a fare davvero”. Un discorso sincero, quasi confidenziale, che chiude la lunga notte elettorale di Pasquale Tridico. La sua è una sconfitta consapevole, ma anche un invito a non arrendersi. Perché, come ha detto lui stesso, “servire la propria terra resta il modo più alto di fare politica”.

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