A un mese dall’inizio dell’anno scolastico, la mensa comunale per le scuole dell’infanzia e per la primaria “Don Bosco” non è ancora partita. A denunciarlo è la consigliera comunale di opposizione Maria Rosaria Nesci (Noi Moderati), che punta il dito contro l’amministrazione guidata dal sindaco Enzo Romeo, accusandola di una gestione superficiale e tardiva della procedura.
Il panino nello zaino
Il panino nello zaino
“La mensa doveva essere attiva sin dal primo giorno di scuola – spiega Nesci – soprattutto per i bambini dell’infanzia e per quelli della primaria Don Bosco, che restano a scuola fino al pomeriggio. Invece, ancora oggi, il servizio non è partito: i piccoli devono portarsi il panino da casa o essere prelevati prima dai genitori. È un disagio per le famiglie e un disservizio che si poteva evitare.”
Le cause dei ritardi
Secondo quanto riferito dalla consigliera, la causa del ritardo sarebbe la mancata ricezione dei pareri dell’ASP, necessari per l’avvio del servizio mensa. Ma la Nesci solleva un punto cruciale: non si sa nemmeno quando questi pareri siano stati richiesti. “Se i pareri ASP non sono ancora arrivati, è evidente che siano stati chiesti troppo tardi – aggiunge –. Eppure, il calendario regionale delle attività scolastiche viene pubblicato a febbraio o marzo dell’anno precedente: c’era tutto il tempo per attivare l’iter per tempo.”
Un caso politico
Una situazione che assume contorni politici ancor più significativi se si considera che proprio l’attuale maggioranza, quando sedeva tra i banchi dell’opposizione, aveva più volte criticato la precedente amministrazione per i ritardi nella mensa scolastica. “Allora si puntava il dito contro il mancato avvio entro i primi di ottobre . ricorda Nesci – ma oggi la realtà è ancora peggiore. Chi criticava si trova a fare esattamente la stessa cosa, se non peggio. È una questione di coerenza e di rispetto per le famiglie.”
Intanto, mentre si attende che l’Asp esprima i pareri e che il Comune comunichi una data certa per l’attivazione del servizio, centinaia di bambini vibonesi continuano a pranzare con un panino. Un simbolo, forse, di una macchina amministrativa che fatica a garantire i servizi essenziali.