Tra Maierato e Pizzo la lezione dei contadini per la Giornata dell’aratura (foto)

Un grido contro l’ingiustizia e l’indifferenza. Monsignor Fiorillo invita a riscoprire l’umiltà e l’onestà del lavoro nei campi

“L’umanità potrà salvarsi se ritorna l’umiltà e il lavoro fatto con onestà e amore come quello compiuto nei secoli dai contadini che hanno segnato la storia dell’umanità”. Questo il messaggio nelle parole memorabili pronunciate da monsignor Giuseppe Fiorillo nella sua omelia durante la prima celebrazione religiosa dedicata alla Giornata dell’Aratura (IV edizione) e del Creato che si è svolta domenica 5 agosto nel territorio al confine tra i comuni di Maierato e Pizzo (area adiacente al Casino marchese Gagliardi). A ispirare la sua riflessione la figura di San Francesco d’Assisi e il suo Cantico delle Creature, a ottocento anni dalla composizione. Accorato l’appello, tra la moltitudine di gente (tra cui tanti contadini di Maierato e dintorni), a gridare contro le ingiustizie, a fare la propria parte, senza attendersi applausi e profitti.

La Messa

La Messa

Il giorno propiziatorio dell’aratura è organizzato dall’associazione dei contadini di Maierato (ACM) e per la prima volta è stata celebrata una Messa in memoria dei tanti contadini che sono morti sul lavoro, ricordando la recente tragica morte di Paolo Fiorillo, sempre presente a questa manifestazione, e il giovane Franco Moschella, scomparso diversi anni fa mentre lavorava i campi.

Via di salvezza

Luogo di incontro i campi degli Scrisi, dove gli agricoltori arano, seminano e mietono il grano, un’area fertile che fin dall’antichità i contadini hanno coltivato. Questo rito ritorna oggi con una nuova forza per diventare monito ed esempio per le nuove generazioni, affinché possano tornare a vivere l’esperienza di agricoltori: via di salvezza da un mondo virtuale che produce solitudine e vanità. I contadini, con il sudore della fronte e le mani callose, nel silenzio e senza applausi, lavorano per produrre un buon cibo e una comunità sana, non corrotta dallo sterco del demonio.

Non diventare schiavi

Dentro le parole di mons. Fiorillo, un accorato invito a fare ognuno la propria parte con consapevolezza e semplicità. Un monito contro le sirene dei social e della tecnologia, che isolano e rendono l’umanità sempre più schiava, infelice e sofferente. Al contrario, il lavoro dei campi crea comunione e convivialità, generando gioia, un sentimento profondo di spiritualità nella contemplazione della natura che avvicina al mistero del Creato e del suo Creatore. Come ha fatto San Francesco d’Assisi alla fine della sua vita, chiedendo ai frati di essere adagiato sulla nuda terra.

Spiritualità e tradizione contadina

Sono stati molti gli agricoltori che hanno riempito il piano degli Scrisi nella mattinata di domenica 5 ottobre, di fronte allo storico casolare “Gagliardi” (edificato nel 1740), in attesa di affondare le lame dell’aratro nella terra. Dopo la Messa per la celebrazione della “Giornata dell’aratura” unita a quella del Creato, con la benedizione dei trattori, un serpente lungo circa un chilometro si è formato sulle dolci colline degli Scrisi per tracciare profondi solchi. La cerimonia religiosa è stata voluta da don Bernardino Comerci, assieme all’ACM rappresentata dal presidente Vincenzo Griffo, per commemorare coloro che si sono sacrificati lavorando. Durante la celebrazione, Griffo ha letto l’invocazione al Divino Seminatore.

Una denuncia accorata

Le parole ispirate e appassionate pronunciate durante l’omelia da mons. Giuseppe Fiorillo (per tutti don Peppino), hanno risuonato emotivamente e si sono stagliate nei sentimenti della moltitudine dei contadini che hanno lavorato in quei campi nei secoli. Un’evocazione del tempo in cui l’uomo era protagonista della propria storia. Oggi, con il progredire della tecnologia cibernetica, tutto si occulta in un algoritmo. Nessun ingranaggio si mostra. I contadini e gli artigiani, che una volta sapevano costruire e aggiustare i propri attrezzi, oggi rischiano di diventare spettatori di se stessi, finché robot e umanoidi sostituiranno l’umanità.

Essere “servi inutili”

Quello proclamato da mons. Fiorillo tra i campi degli Scrisi è stato un messaggio potente che ha colpito al cuore la gente. Un appello accorato a essere “servi inutili”, a non aspettarsi encomi, applausi o compiacimenti da un mondo che vive di vanità, ma a fare la propria parte fino in fondo. Solo così si può salvare la gioia dello stare insieme, creare momenti di convivialità e di agape. Una lode del creato e di coloro che lo curano: i contadini.

Cantico delle Creature

Sono trascorsi 800 anni dalla composizione del “Cantico delle Creature” (1224) e, nell’imminenza della ricorrenza della morte di San Francesco d’Assisi (3 ottobre 1226), la sua testimonianza continua a emozionare. Le Laudes creaturarum, primo testo in volgare della letteratura italiana, diventano oggi un messaggio politico, poetico e spirituale. La loro bellezza ispira un ritorno alla semplicità, alla bellezza del creato, al rispetto per le creature. I contadini, inconsapevolmente, ne sono stati i seguaci: i suoi cantori, i suoi fattori.

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