Reggio Calabria torna a essere il baricentro politico del centrosinistra calabrese – e forse dell’intero Mezzogiorno – con le parole, nette e misurate, del sindaco Giuseppe Falcomatà. “Non mi dimetterò da sindaco di Reggio per evitare il rischio di uno scioglimento del Comune”, ha dichiarato il primo cittadino, fresco di elezione al Consiglio regionale nelle file del Partito Democratico. “Arriveremo alla decadenza nei tempi previsti dalla normativa, garantendo continuità amministrativa sia al Comune che alla Città Metropolitana fino alle elezioni della prossima primavera”.
Una nuova fase politica
Una nuova fase politica
Una posizione ferma, che segna l’inizio di una nuova fase politica. Falcomatà – che negli ultimi dieci anni ha incarnato la rinascita amministrativa di Reggio dopo stagioni difficili – parla oggi con il linguaggio della responsabilità istituzionale, ma anche con la consapevolezza di chi intravede nel risultato elettorale del centrosinistra un segnale di allarme profondo.
Subito un congresso vero
“Mi pare che sia stata una sconfitta netta – ha riconosciuto – e ciò implica, all’interno della coalizione, l’apertura di una riflessione seria e approfondita. Soprattutto dentro il Pd”. Parole che la Gazzetta del Sud ha definito “una presa d’atto lucida e scomoda”, e che trovano eco nelle sezioni democratiche di tutta la regione, dove si moltiplicano le richieste di un congresso vero, capace di rimettere in discussione metodi, leadership e identità.
Un partito distante dalla sua gente
La riflessione non riguarda soltanto Reggio, ma l’intero campo progressista calabrese, che appare oggi sfilacciato, spesso più impegnato a contenere i propri conflitti interni che a interpretare le domande di una società in trasformazione. Falcomatà ha condotto una campagna elettorale “fuori dalle stanze e dalle segreterie”, come lui stesso ha sottolineato, “tra la gente, per strada, stimolando un senso di partecipazione spontanea”. Un modo di intendere la politica che suona come una critica implicita al partito che lo ha candidato ma che, nei fatti, lo ha sostenuto in modo tiepido.
Un obiettivo centrato
Nel collegio Sud, dove la competizione è stata serrata, la distanza tra il candidato e il Pd “ufficiale” è apparsa evidente. Eppure Falcomatà ha centrato l’obiettivo grazie a una rete civica e territoriale costruita negli anni, fatta di amministratori, associazioni e cittadini che hanno riconosciuto nel suo percorso un’alternativa possibile.
La lezione che parte dal Sud
C’è in questa vicenda qualcosa di più grande del solo destino politico di un sindaco. C’è il segnale di una sinistra che, dal Sud, prova a rimettersi in cammino, cercando di riconnettersi con la propria base sociale e con quei mondi – lavoro, giovani, periferie – che da tempo sembrano lontani dalle agende dei partiti. Non a caso Falcomatà ha voluto ringraziare Pasquale Tridico, anche lui protagonista di una campagna sobria ma coraggiosa: “Ha affrontato questa sfida entrando nel merito dei problemi reali della Calabria, offrendo una proposta alternativa di governo. Lo ha fatto con signorilità, e questo in politica conta”.
Verso una nuova stagione politica
La Calabria, ancora una volta, diventa specchio e metafora di un centrosinistra nazionale in cerca d’anima. Da Reggio, da Catanzaro, da Cosenza, si leva una domanda di rinnovamento che non può restare inascoltata nei palazzi romani. Serve una scossa, serve una visione. E forse, come spesso accade nella storia politica italiana, sarà proprio dal Sud che arriverà il segnale più autentico e più forte.