La Zona Economica Speciale unica del Mezzogiorno – la grande scommessa del governo per attrarre investimenti e rilanciare il Sud – mostra già le prime crepe. Da un lato c’è l’entusiasmo degli imprenditori, con migliaia di progetti presentati; dall’altro la realtà dei numeri, che racconta di risorse limitate e di un rischio concreto: senza nuovi fondi, una parte consistente delle richieste per il credito d’imposta potrebbe restare senza risposta.
Si pensa a un rifinanziamento
Si pensa a un rifinanziamento
Secondo quanto evidenzia Francesco Ranieri su Gazzetta del Sud, il quadro che emerge è a doppia faccia: “Da un lato la necessità di disporre di più risorse per il credito d’imposta Zes, dall’altro la prospettiva di un potenziamento della misura, ancora indeterminato, nell’ambito della sesta rimodulazione del Pnrr”. In altre parole, mentre le imprese investono e programmano, lo Stato cerca di capire come e quando rifinanziare uno strumento che si è rivelato più attrattivo del previsto.
I numeri forniti dal Ministero
I numeri forniti dal Ministero dell’Economia in Commissione Finanze alla Camera parlano chiaro: 17.951 comunicazioni per investimenti nella ZES, per un valore complessivo che sfiora i 22,5 miliardi di euro. Ma a fronte di tale volume, la copertura per il 2025 si ferma a soli 2,2 miliardi. Mancano all’appello, dunque, diversi miliardi di euro necessari a soddisfare la domanda crescente.
Da Roma si smorzano i toni
La sottosegretaria al Mef Lucia Albano ha provato a smorzare i toni, ricordando che il quadro è ancora “provvisorio” e che buona parte delle richieste riguarda investimenti “pianificati e non ancora realizzati”. Ma tra le righe, la preoccupazione è evidente: la corsa al credito rischia di superare la capacità dello Stato di sostenerla. Per il tessuto produttivo calabrese – che ha accolto la Zes unica come un’occasione storica per rilanciare aree industriali e portuali rimaste a lungo sottoutilizzate – il timore è doppio. Non solo di restare senza fondi, ma anche di venire marginalizzato rispetto a regioni considerate più “appetibili” dal mercato, come la Campania o la Puglia.
La richiesta degli imprenditori
E mentre il Parlamento discute di numeri, gli imprenditori calabresi accendono i fari su un punto cruciale: la vera sfida non è solo attrarre investimenti, ma garantire che le opportunità si traducano in cantieri, occupazione e crescita diffusa. Senza una strategia chiara e risorse adeguate, la Zes rischia di diventare l’ennesima occasione incompiuta per il Mezzogiorno. E la Calabria, ancora una volta, teme di restare ferma al palo – spettatrice di un rilancio che altrove potrebbe già essere partito. (foto web)