Scenari urbani del futuro
Le città, oggi sono già più digitali e quelle di domani lo saranno ancora di più, ma saranno anche più popolate e congestionate, con costi altissimi, traffico veicolare, overturism, ecc.
Le città, oggi sono già più digitali e quelle di domani lo saranno ancora di più, ma saranno anche più popolate e congestionate, con costi altissimi, traffico veicolare, overturism, ecc.
Plus di attrattività
I cambiamenti epocali in atto mutano gli stili di vita e quindi cambiano i luoghi del lavoro, dell’abitare e dei servizi. La qualità Urbana diviene il “Plus” di attrattività e di competizione fra le stesse città, ma dall’altra parte le statistiche indicano la richiesta di circa 635.000 abitazioni, per i prossimi 10 anni. A ciò dovrà supplire l’urbanistica e non più atta ad aggiungere qualche casetta in espansione.
Pertanto, per divenire più attrattive qualitativamente, le città dovranno essere capaci di riprogettare e riqualificare gli spazi esistenti residenziali e di lavoro e, la pianificazione urbana, non può farsi trovare impreparata, soprattutto alla nuova domanda di “esperienze” (vedi Carta 2022).
Come trasformare le città
Si sta sviluppando un dibattito su come trasformare le città che si può semplificare alla discussione su tre direttrici:
Babele politica
Governare oggi la nostra società è difficile, poiché ai più sembra una babele politica. Nella realtà la società del nuovo millennio risulta complessa perché mette insieme tecnologia innovativa, comunicazione multipla e cittadini con delle spiccate individualità e livelli culturali alti. Ciò porta a dover vincere quattro sfide della nostra contemporaneità:
La città verso la società dell’esperienza
Visto che il concetto degli standard (18 mq per abitante) è obsoleto e non funziona più, la cultura ambientale e urbanistica sta andando verso il concetto dello “spazio-tempo”, iniziando dal concetto della “città dei 15 minuti e continuando con la regola Cecil 3-30-300:
Mentre i luoghi dell’esperienza possono essere:
Cosa fare
Pertanto, accanto alla nuova filiera del controllo dell’abusivismo, da togliere ai Comuni, occorrono piani urbanistici e progetti che possano cambiare l’approccio con il territorio e senza stravolgere la sua naturalità, ma anzi assecondandola. Per cui il modello di Rigenerazione Urbana non può essere l’attuale (remake), ovvero lastricare di belle mattonelle le strade e le piazze, ma ridare una funzione ad ogni quartiere, attraverso la città dell’esperienza costruita attorno ai catalizzatori che producono centralità, competitività e attrattività dei quartieri, attraverso una riqualificazione fisica e di servizi, del welfare urbano e Housing sociale (Case Sociali).
Per far ciò occorro nel SUD uffici del Piano consortili che possano elaborare piani strategici da attuare con i Piani urbanistici.
Domenico Santoro