Organizzato dall’Avis comunale, presieduta da Nicola Larobina, in stretta collaborazione con la cooperativa “Futura Scs”, che gestisce il progetto di accoglienza, si è svolto nei giorni scorsi ad Arena “Un gesto che unisce: la donazione del sangue come segno di solidarietà”, importante e partecipato incontro che ha coniugato i temi di donazione, integrazione, accoglienza e volontariato. Oltre a tanti cittadini, a essere coinvolti gli immigrati ospiti in città e a San Gregorio d’Ippona, aderenti al progetto Sai (Sistema Accoglienza Integrazione), di cui è comune capofila Arena. Gli stessi extracomunitari che, provenienti da diversi Paesi africani come Egitto, Mali, Burkina Faso, Nigeria, Gambia, non conoscendo una realtà come l’associazione di volontariato, sono apparsi molto attenti e piacevolmente interessati all’evento.
Il mare dell’accoglienza
Obiettivo principale è stato gettare un sassolino ulteriore nel grande mare dell’accoglienza e della solidarietà, associando ad esse la grande cultura della donazione e fornendo informazioni sull’Avis e sulla imprescindibile importanza del gesto di porgere un braccio e donare un po’ della propria linfa vitale a coloro che per diversi motivi, anche vitali, hanno estrema necessità di riceverla. Tutto grazie a una comunicazione resa possibile dalla mediatrice linguistica Khadija, brava a tradurre il tutto in francese, inglese e arabo.
Gli interventi
La manifestazione si è aperta con i saluti del sindaco, Nino Schinella, e del consigliere Chiara Agostino, che hanno elogiato l’evento e la sensibilità dell’Avis di Arena, del presidente della stessa, Nicola Larobina, che ha sottolineato il valore culturale e solidale dell’evento, del segretario di Avis provinciale Vibo, Nando Cirucci, e della referente del progetto, Mariangela Salvato. È entrato nel nocciolo dell’argomento il vicepresidente regionale dell’associazione, Nicodemo Napoli, che ha delineato la storia di Avis, gli obiettivi, l’utilità e, soprattutto, il valore della donazione come gesto di amore e di solidarietà verso l’altro, non tralasciando di citare gli aspetti organizzativi e tecnico- medici della donazione e soffermandosi sull’altra grande funzione che ha donare il sangue per chi lo fa, il quale, grazie alle puntuali analisi effettuate a ogni salasso, ha la possibilità di tenere sotto controllo la propria salute e verificarne cadenzatamente lo stato.
Insomma, donazione, integrazione e accoglienza a 360 gradi, in un incontro che ha suscitato tanta curiosità, riuscendo nell’intento, forse, di recuperare nuove braccia tese, fonti di vita per il futuro di chi ha bisogno.




