Le notti di Lamezia tornano a essere squarciate dal boato degli ordigni. Ancora una volta, nel cuore della città, la violenza criminale ha lasciato il segno. Dopo l’esplosione di un ordigno rudimentale davanti a un negozio di abbigliamento in via XX Settembre e l’attentato in via Miceli ai danni di “Splendido Splendenti”, l’ultimo episodio si è consumato in pieno centro, su corso Nicotera, dove la saracinesca di un negozio di ottica è stata sventrata nella notte da un altro ordigno artigianale. Sul posto, gli uomini della polizia hanno avviato i rilievi e le indagini, cercando di ricostruire dinamiche e moventi. Ma il filo conduttore, per chi conosce la storia di questa città, appare purtroppo chiaro: un nuovo segnale di allarme, una recrudescenza criminale che ripropone lo spettro delle estorsioni, delle minacce, del racket.
Un ritorno che inquieta
Un ritorno che inquieta
A Lamezia Terme, città simbolo della Calabria che resiste, si respira di nuovo un’aria pesante. Gli episodi delle ultime settimane non sembrano isolati, ma piuttosto i tasselli di un mosaico che racconta la ripresa di un fenomeno criminale antico quanto radicato. Il racket delle estorsioni, che negli anni scorsi aveva rallentato grazie all’azione dello Stato e al coraggio di tanti imprenditori, torna ora a farsi sentire, nel modo più vigliacco e intimidatorio possibile.
Comitato per l’ordine e la sicurezza
Un copione già visto, che preoccupa profondamente cittadini e istituzioni. Tanto che il prefetto di Catanzaro, Castrese De Rosa, ha convocato per mercoledì 5 novembre il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, a testimonianza dell’attenzione e della presenza dello Stato sul territorio. Il sindaco di Lamezia, Mario Murone, ha espresso apprezzamento per la tempestività dell’iniziativa prefettizia: “Il prefetto De Rosa ancora una volta ha dimostrato particolare sensibilità alle esigenze del territorio lametino, rimarcando la presenza dello Stato nel contrastare fenomeni che la cittadinanza tutta deve avversare”.
La voce della società civile
Se la reazione delle istituzioni è immediata, non meno forte è quella della società civile. Tra i primi a intervenire, Sergio Gaglianese, presidente dell’associazione La Tazzina della Legalità, che da anni promuove percorsi di educazione civica e antimafia sociale: “Lamezia non può e non deve tornare ai vecchi tempi bui, quando la paura e il silenzio erano più forti del coraggio e della libertà. Non possiamo permettere che nuove bande criminali tornino a soffocare il tessuto economico e sociale di una città che ha pagato già un prezzo altissimo alla violenza”.
Una reazione concreta
L’appello è chiaro: serve una reazione civile, forte e concreta, che coinvolga cittadini, imprese e istituzioni. L’associazione propone che Lamezia ospiti una tappa della Staffetta della Legalità, un’iniziativa simbolica ma anche concreta per tenere alta la tensione etica e morale di una comunità che non vuole più abbassare la testa. “Non bastano più eventi o commemorazioni – aggiunge Gaglianese – è tempo che noi associazioni scendiamo in campo accanto agli imprenditori e ai cittadini che resistono con dignità”.
Paese diviso
Il nuovo rapporto nazionale sulla sicurezza diffuso nei giorni scorsi restituisce un quadro complesso: mentre in molte città italiane i reati registrano un calo complessivo, in Calabria i dati legati a danneggiamenti, minacce e intimidazioni restano tra i più alti del Paese. La provincia di Catanzaro figura tra quelle in cui la recrudescenza di episodi intimidatori, specialmente contro esercizi commerciali, è più evidente rispetto al 2023. Un segnale che, letto insieme ai fatti di Lamezia, delinea una tendenza preoccupante.
Una città che non vuole arrendersi
Lamezia Terme, crocevia geografico e simbolico della Calabria, conosce bene il prezzo della paura. Ma conosce anche la forza della rinascita, della solidarietà e della dignità. Le bombe di queste notti non sono solo ordigni rudimentali: sono il tentativo di riscrivere una storia che la città ha già pagato e superato. Per questo la risposta non può essere tiepida. Serve una rete di sicurezza, di fiducia e di comunità. Serve che lo Stato – nella sua forma più concreta – mostri presenza, che la politica si assuma responsabilità e che la società civile resti vigile e unita. Perché Lamezia, oggi più che mai, non può permettersi di tornare indietro.
								
								
								

															