Consiglio regionale, poltrone in espansione mentre la Calabria affonda

Giunta a nove, ritorno dei sottosegretari e un silenzio mediatico assordante: il potere si allarga, i problemi purtroppo restano al palo

In Calabria è iniziato il “nuovo corso”, ma somiglia terribilmente ai vecchi rituali del potere: più poltrone, più ruoli, più equilibri da soddisfare, ovviamente sempre in nome della democrazia e della partecipazione. La seduta fiume del Consiglio regionale, presentata come urgente per l’approvazione dei bilanci, ieri, 20 settembre, si è trasformata nell’ennesima occasione per rimettere mano allo Statuto e ampliare la squadra del presidente Occhiuto: nove assessori e il ritorno dei sottosegretari, figure archiviate anni fa e ora riportate in vita con disarmante naturalezza. Il tutto dentro un’aula perfettamente allineata alle esigenze dell’esecutivo. La maggioranza ha blindato l’operazione senza esitazioni, evitando persino il rischio di un referendum consultivo grazie a una proposta di legge costruita ad hoc: modifiche parziali sì, ma senza passare dal voto popolare. Tradotto: decidiamo noi, non disturbate.

I richiami dell’opposizione

I richiami dell’opposizione

L’opposizione ha provato a richiamare il Consiglio alle priorità reali – bilanci da approvare, enti come Calabria Verde o Arpal in attesa di trasparenza, e una Regione che accumula ritardi strutturali – ma è stato come parlare nel vuoto. Il messaggio dell’esecutivo è chiarissimo: prima si aggiusta la squadra interna, poi, forse, ci si occuperà di ciò che non funziona fuori dal Palazzo. E mentre la Giunta passa da sette a nove membri e il costo dell’assetto politico sale da tre a quattro milioni di euro, là fuori la gente continua a barcamenarsi tra stipendi che non bastano, bollette ingestibili e servizi pubblici che fanno acqua da tutte le parti. È difficile non cogliere la distanza siderale tra la politica che si autoalimenta e la Calabria reale che annaspa.

Poca analisi nessun dubbio

Ma c’è un altro elemento che pesa, e non poco: il silenzio. Il silenzio delle cronache, dei resoconti, dell’informazione che si limita a registrare senza sollevare una questione, senza un’analisi, senza neppure un dubbio espresso a voce alta. Come se ampliare la Giunta e riesumare i sottosegretari in una Regione in crisi fosse un dettaglio tecnico, non un atto politico pesantissimo. È questo, forse, il dato più inquietante: l’assenza di un dibattito pubblico capace di chiamare le cose con il loro nome. La Calabria affonda, e sulle sue macerie il potere apparecchia nuove sedie. E nessuno – o quasi – sembra notarlo.

Lo scandalo che nessuno vede

In un contesto normale sarebbe uno scandalo. Qui rischia di diventare routine. Ed è proprio da questo che bisognerebbe ripartire: ridare voce a una comunità che merita di essere informata, coinvolta, rispettata. Perché se la casa brucia e nessuno lo dice, allora il vero incendio è quello del silenzio.

Via libera del Consiglio regionale all’aumento degli assessori: da sette a nove. E nasce la figura dei sottosegretari

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