A Vibo Valentia si sta consumando l’ennesima rappresentazione di un teatro politico stanco, dove gli attori litigano sul copione mentre il palcoscenico crolla loro sotto i piedi. Il centrosinistra presenta le sue liste come se nulla fosse e l’intero centrodestra decide di sfilarsi, mandando un messaggio che suona come un allarme: qui c’è qualcosa che non va e da troppo tempo.
È un gesto politico forte, quasi disperato, che prova a denunciare una stortura ormai evidente: una provincia guidata da un presidente sfiduciato mesi fa e rimasto inchiodato alla poltrona come se niente fosse, un’amministrazione che tira avanti per inerzia, un quadro istituzionale che traballa, mentre dalle montagne arriva pure la notizia più clamorosa e simbolica: c’è chi vuole proprio andarsene, tornare sotto Catanzaro, come se Vibo fosse diventata una casa senza fondamenta.
È un gesto politico forte, quasi disperato, che prova a denunciare una stortura ormai evidente: una provincia guidata da un presidente sfiduciato mesi fa e rimasto inchiodato alla poltrona come se niente fosse, un’amministrazione che tira avanti per inerzia, un quadro istituzionale che traballa, mentre dalle montagne arriva pure la notizia più clamorosa e simbolica: c’è chi vuole proprio andarsene, tornare sotto Catanzaro, come se Vibo fosse diventata una casa senza fondamenta.


