Un decreto che divide, ma che secondo il presidente della Conferenza dei Sindaci, Salvatore Fortunato Giordano, va letto con maggiore lucidità e profondità. È questa la chiave di lettura che il rappresentante dei primi cittadini del Vibonese offre in merito al Dca n. 302 del 25 novembre 2025, provvedimento al centro di tensioni e proteste per le ricadute sulla sanità provinciale. Giordano parte da un presupposto chiaro: “È vero che la situazione sanitaria è critica”, ammette. Ma, analizzando a fondo il decreto, emergono elementi che – se sottratti al “rumore emotivo” – rappresentano per lui un primo segnale positivo dopo decenni di squilibri.
Inversione di rotta
Inversione di rotta
“Per la prima volta in trent’anni – spiega – la Regione cambia atteggiamento verso Vibo Valentia. Oggi riconosce ufficialmente l’esistenza di uno squilibrio nei territori e incrementa le risorse per circa 2,5 milioni di euro l’anno, passando da un budget di 4,5 a oltre 7 milioni di euro per i servizi territoriali”. Risorse ancora insufficienti, precisa, “ma utili a consolidare l’esistente e costruire nuove opportunità”. Secondo il presidente, lo storico sottofinanziamento di Vibo deriva da politiche e scelte del passato: “Lo squilibrio attuale non è un prodotto dei nostri tempi. È frutto di decenni in cui, mentre altrove si investiva per creare strutture d’avanguardia, qui si guardava altrove. Crotone oggi ha un budget persino superiore a quello di Cosenza perché in quel territorio la politica ha saputo promuovere e consolidare realtà sanitarie che ancora oggi servono pazienti da tutta la Calabria e non solo”.
Nuovo orientamento regionale
A Vibo qualcosa si sta muovendo “solo da pochi anni”, riconosce Giordano, e proprio questo risveglio – unito al lavoro della Commissione straordinaria dell’Asp, dei sindaci e delle associazioni – avrebbe contribuito al nuovo orientamento regionale. Le strutture sanitarie territoriali già accreditate, aggiunge, “possono ora essere contrattualizzate e messe nelle condizioni di crescere”. Giordano entra poi nel merito dei numeri che in queste settimane hanno alimentato il dibattito pubblico. “Si parla di dieci milioni di divario rispetto a Crotone – afferma – ma non ricordiamo che a giugno mancavano 32 milioni di euro all’Asp di Vibo rispetto al 2022. Quel divario è stato completamente colmato grazie all’azione della Commissione e alla pressione dei sindaci”.
Un percorso di riequilibrio
La differenza residua di cui oggi si discute, spiega, deriva da indicatori che avrebbero dovuto essere applicati “trenta anni fa”: popolazione, tasso di anzianità, mortalità e altri parametri relativi ai servizi territoriali mai adeguatamente considerati. “Dopo decenni di inerzia – evidenzia – oggi assistiamo finalmente a una presa di coscienza collettiva. Il Dca tanto criticato va letto per ciò che è: non una volontà di depotenziare la sanità vibonese, ma il primo provvedimento che certifica lo stato di crisi e avvia un percorso di riequilibrio”.
Vibo e Reggio zone di crisi
Da qui l’appello del presidente dei sindaci: “Serve riportare il dibattito alla verità e alla storia. Continuare a seminare confusione sulle responsabilità rischia solo di ingannare la gente, che da anni subisce gli effetti di politiche clientelari che hanno minato il territorio”. Infine, un ringraziamento agli amministratori locali: “La Regione oggi riconosce Vibo e Reggio Calabria come zone di crisi sanitaria: è un risultato ottenuto grazie alla spinta dei sindaci, che ringrazio per il lavoro quotidiano”.
Garantire i diritti
La strada resta lunga, avverte Giordano, ma il percorso è tracciato: “Dobbiamo trasformare questo primo riconoscimento in un’opportunità per ottenere ulteriori risorse e potenziare davvero i servizi. Solo così potremo restituire dignità alla sanità del Vibonese e garantire diritti troppo a lungo negati”.


