La riunione in Prefettura è ancora in corso, ma fuori dalle stanze del Palazzo si combatte già un’altra partita. La Cittadella regionale e la struttura commissariale hanno acceso i motori prima ancora che il tavolo si concluda, segno evidente che la protesta partita da Vibo – e raccolta dal prefetto Anna Aurora Colosimo – ha fatto più rumore del previsto. Il presidente-commissario Roberto Occhiuto oggi non c’è. A parlare, dunque, è Ernesto Esposito, uno dei sub commissari, che interviene a margine dell’incontro con un messaggio che sa di difesa anticipata, quasi di argine politico: la sanità vibonese – dice – “è stata oggetto di particolare attenzione” da parte della Regione e del vertice commissariale, soprattutto dopo le pressioni arrivate dal territorio.
Il metodo del riparto
Il metodo del riparto
La chiave di tutto, per Esposito, sta nel nuovo metodo di riparto: stop alla spesa storica, dentro un sistema basato su popolazione pesata e indice di deprivazione. Numeri che dovrebbero misurare lo svantaggio socio-economico e, dunque, calibrare in modo più equo la distribuzione delle risorse. Una impostazione che, nelle intenzioni, premia Vibo Valentia. Il sub commissario ci tiene a marcare una distinzione tecnica – ma politicamente pesante- tra fondi destinati al servizio pubblico diretto (ospedali, distretti, medicina di base) e quelli per l’acquisto di prestazioni da strutture private accreditate. Nel primo caso le risorse seguono domanda e bisogni del territorio. Nel secondo, invece, “comanda la produzione”: dove i privati lavorano di più, arrivano più soldi. Tradotto: se una provincia ha più centri erogatori, quella provincia intercetta più fondi. Un meccanismo che in Calabria continua a creare squilibri storici e frizioni territoriali.
Vibo non è penalizzata
Esposito però rivendica che, per i servizi pubblici, Vibo non è penalizzata, anzi: Cosenza: 1.491 euro pro-capite; Vibo Valentia: 1.551 euro; Catanzaro: 1.514; Crotone: 1.570; Reggio Calabria: 1.576. Dati alla mano, sostiene che la provincia sia in lieve vantaggio proprio grazie all’indice di deprivazione. E annuncia anche un nuovo criterio: la capacità di erogazione. Un terreno su cui – assicura – Vibo sarebbe in crescita: dai 8.976 ricoveri del 2023 ai 9.270 del 2024, dalle 129.460 prestazioni ambulatoriali del 2023 alle 164.417 del 2024.
Privato accreditato: più 50%
Sul fronte del privato accreditato, poi, la Regione parla di un aumento complessivo del 50% delle risorse sociosanitarie, come ulteriore segnale di attenzione al territorio. Una difesa articolata, tecnica, fatta arrivare prima della fine del confronto istituzionale. E il tempismo, in politica, non è mai neutrale. È il segnale di una struttura commissariale che sa di essere sotto pressione, che percepisce il malcontento crescente e prova a blindare la propria versione dei fatti. Intanto, però, fuori dalla Prefettura rimane una realtà che nessun comunicato può neutralizzare: quella di un territorio che da anni chiede risposte, non schemi statistici.
E mentre i numeri vengono messi in fila, la sfiducia resta lì, intatta, a dimostrare che non sempre i conti – per quanto ben esposti – bastano a ricucire un rapporto ormai logorato.



