Altro che feste finite con l’Epifania. Per gli ex consiglieri regionali calabresi, l’inizio del nuovo anno coincide con un appuntamento tutt’altro che simbolico: l’erogazione dell’indennità di fine mandato. A partire dalla fine di gennaio, le casse di Palazzo Campanella torneranno ad aprirsi per chi ha lasciato l’Aula, accompagnando l’uscita dalla politica regionale con una buonuscita che, numeri alla mano, appare tutt’altro che trascurabile.
Il tesoretto da ripartire
Il tesoretto da ripartire
Le risorse complessive, tra quanto già stanziato nel Bilancio 2025 del Consiglio regionale e le somme previste con il nuovo esercizio finanziario, sfiorano i 350 mila euro. Un “tesoretto” destinato a essere ripartito tra coloro che non hanno cercato la riconferma, che sono stati bocciati dalle urne o che, per varie ragioni, non siedono più tra i banchi dell’Assemblea legislativa calabrese. In totale, sono 23 gli ex consiglieri pronti a passare all’incasso, dopo aver presentato regolare istanza. Il meccanismo è quello, ormai noto, dell’indennità di fine mandato, impropriamente assimilata a un Tfr. Gli eletti delle passate legislature hanno versato un contributo minimo pari al 3% dell’indennità di carica: poco più di 150 euro al mese. In cambio, al termine dell’esperienza consiliare, maturano un “premio” di 5.100 euro lordi per ogni anno di mandato, calcolato in dodicesimi sull’indennità annua e riconosciuto fino a un massimo di dieci anni.
Una ricca buonuscita
Per fare un esempio concreto, una legislatura come l’ultima, durata quattro anni, garantisce una buonuscita superiore ai 20 mila euro, indipendentemente dall’eventuale pensione differita. Una cifra che un lavoratore comune riuscirebbe a mettere insieme solo dopo oltre un decennio di accantonamenti, non certo in un arco di tempo così ridotto. Non si tratta di somme irrisorie, anzi. Per molti ex consiglieri rappresentano un utile “cuscinetto” per rilanciarsi in nuove avventure politiche o per avviare altre attività professionali. Come ha ricordato Antonio Ricchio sulle colonne della Gazzetta del Sud, il sistema consente di incassare la buonuscita a prescindere dall’età anagrafica e dall’accesso alla pensione vera e propria.
Indennità differita dopo i 65 anni
Quest’ultima, oggi definita indennità differita, scatta infatti solo al compimento dei 65 anni e a condizione di aver esercitato il mandato in Consiglio regionale per almeno cinque anni, anche non consecutivi. Chi non raggiunge il quinquennio può chiedere il rimborso dei contributi versati – pari all’8,35% dello stipendio lordo mensile base pari a 5.100 euro – oppure continuare a versare fino a maturare i requisiti minimi. Con cinque anni di mandato, ogni eletto ottiene una pensione di circa 980 euro mensili, destinata a crescere in caso di versamenti superiori al minimo richiesto.
Un paracadute legislativo
Il tutto rientra in un quadro normativo introdotto nel 2019 tra non poche polemiche, con l’obiettivo dichiarato di allineare la Calabria alle altre Regioni. Resta però un dato difficilmente contestabile: l’investimento iniziale richiesto agli eletti viene recuperato in tempi rapidissimi, spesso dopo pochi mesi di pensione. Un paracadute legislativo che continua a sollevare interrogativi e malumori, soprattutto se confrontato con le tutele – decisamente più esili – riservate alla stragrande maggioranza dei cittadini.


