ESTATE 1943: bombardamenti, distruzioni e morti hanno cancellato anche il conflitto

Nessuna iniziativa di Governo, Regioni e associazioni per ricordare l'evento che devastò le regioni meridionali e fece migliaia di morti

C’era una volta lo sbarco Mercoledi 10 luglio 2024, 80° dello sbarco degli alleati in Sicilia, abbiamo registrato l’assoluta mancanza di iniziative a ricordo dell’evento. Governo, regioni, partiti, tutti in bel altre faccende affaccendati. Nessun titolo sulla grande stampa nazionale, niente di niente da parte dei tg nazionali. Nemmeno nomi altisonanti come quelli del generale Eisenhower, o del generale George Patton al comando della VII armata americana e/o del generale Montgomery al comando dell’VIII armata inglese, protagonisti di films, racconti, leggende, sono riusciti a smuovere l’indifferenza generale.

Oggi siamo tutti indignati per la nuova strage di bambini che ci viene dall’ Ucraina; siamo stati indignati tutti per i civili massacrati da Hamas l’8 ottobre; gli indignati si dimezzano per i 40 mila civili palestinesi massacrati, su cui i distinguo si sprecano; scompaiono quasi del tutto se si tratta di ricordare i bambini, le donne, la povera gente, i civili che persero la vita ottanta anni fa. C’è un tratto comune tra tutte queste vicende, sono sempre i più fragili, gli indifesi, a subire le atrocità delle guerre sia se combattute per difendere la libertà e la democrazia e sia se scaturite da scelte scellerate, da giochi di potere, da sete di dominio.

Oggi siamo tutti indignati per la nuova strage di bambini che ci viene dall’ Ucraina; siamo stati indignati tutti per i civili massacrati da Hamas l’8 ottobre; gli indignati si dimezzano per i 40 mila civili palestinesi massacrati, su cui i distinguo si sprecano; scompaiono quasi del tutto se si tratta di ricordare i bambini, le donne, la povera gente, i civili che persero la vita ottanta anni fa. C’è un tratto comune tra tutte queste vicende, sono sempre i più fragili, gli indifesi, a subire le atrocità delle guerre sia se combattute per difendere la libertà e la democrazia e sia se scaturite da scelte scellerate, da giochi di potere, da sete di dominio.

Il mitico generale Patton, mafia e altro

Il mitico generale Patton, detto “generale d’acciaio”, amava girare con un cinturone da cowboy da cui pendevano due luccicanti Colt calibro 45, così galvanizzava i suoi uomini il giorno prima dello sbarco: “Quando sbarcheremo di fronte al nemico, non esitate a colpirlo. […] Non mostreremo pietà. […] Il bastardo cesserà di vivere. Avremo la nomea di assassini… E gli assassini sono immortali”. E’ la guerra, bellezza, potrebbero dirci quelli che con gli anni ci hanno fatto immaginare l’arrivo degli alleati come una festa, tra due ali di popolo festanti e gioiosi. Purtroppo c’è anche un lato oscuro, fatto di violenze, stupri, omicidi e stragi senza alcun paragone con quelli nazifasciste e spesso denunciate dagli stessi americani. Come il cappellano William King, chiamato il 14 luglio ad Acate da alcuni soldati che gli confidarono di provare vergogna per quello che stava succedendo e gli mostrarono anche i corpi delle vittime del capitano Compton e del sergente West che all’aeroporto di Acate avevano prima derubato e poi fatto fucilare 70 prigionieri italiani. Nonostante i tentativi di Patton di insabbiare i fu un processo che portò alla condanna all’ ergastolo del solo sergente West che poi fu graziato.

Bombardamenti e distruzioni a Messina

Dalle inchieste emerse inoltre che alcuni soldati americani si erano lasciati andare a stupri e saccheggi. Non abbiamo spazio per approfondire il presunto via libera della mafia allo sbarco. Il presunto accordo mafia americana e servizi segreti americani, la recente storiografia lo esclude. Certamente la CIA contattò Lucky Luciano per ottenere “contatti utili” sull’isola con la promessa di un aiuto per la gestione del territorio una volta occupata l’isola. In cambio, nel 1946, il boss verrà scarcerato “per i grandi servigi resi”. Tra i “consulenti” chiamati in causa dagli Usa si contarono anche i fratelli Camardos e don Calogero Vizzini, che attivarono la loro rete di amicizie per promuovere azioni di boicottaggio contro i fascisti e operazioni di spionaggio. ” Dal punto di vista militare il contributo offerto dalla mafia allo sbarco fu però marginale», chiarisce lo storico Giuseppe Casarrubea: «il principale aiuto Cosa Nostra lo fornì in seguito, a sbarco ultimato, garantendo l’ordine dopo la partenza degli Alleati”.

Mussolini e l’ora del destino

Mussolini asservì l’Italia al suo volere, poi ci consegnò ad Hittler e portò l’Italia in guerra. Il Minotauro nazionale che pochi anni prima da Piazza Venezia inneggiava a trionfi e conquiste nazionali, al grido di: ” l’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia. Noi impugneremo le armi per risolvere il problema delle nostre frontiere marittime”. Mussolini pensava di entrare in guerra cinque minuti prima del trionfo tedesco, in verità entrò in guerra dopo cinque minuti dell’inizio del conflitto. Dopo tre anni i nostri confini marittimi erano assediati da coloro che ci soffocavano nel nostro mare. Ancora una volta l’Italia si presenta in guerra impreparata, senza mezzi adeguati, si pensava di vincere solo con tanta schiumazza e bava alla bocca. E come in tante circostanze prevale anche la vigliaccheria e la codardia. Il 24 giugno il discorso al popolo del sud per galvanizzarlo alla resistenza contro l’invasione nemica, Mussolini manda a farlo al filosofo Giovanni Gentile. Mussolini si limita ad un discorso retorico e vuoto ai quadri fascisti: “tutti gli invasori verranno uccisi in massa sulla battigia..”. Tutte iniziative roboanti che non smuovono l’entusiasmo della gente siciliana e calabrese alle prese con la miseria e la povertà, disillusi dai sogni di ricchezza di qualche anno prima.

La situazione militare: gli aerei in legno

Le condizioni dell’esercito italiano e della regia aviazione erano disperate. In Sicilia erano presenti 270.000 soldati e marinai italiani, carne da macello per le truppe alleate ben equipaggiate e armate. In più gli aerei e le navi alleate avevano il controllo assoluto dei cieli e dei mari . Una difesa terrestre priva di carri armati e di armi anticarro moderni; solo una divisione è motorizzata, mentre altre tre raccogliticce e con scarsi mezzi di trasporto. I cannoni a lunga gittata sono pochissimi e concentrati nella difesa portuale di Catania e Palermo. La Commissione Italiana di Storia Militare nel 4° volume de: ” l’Italia in guerra, il quarto anno 1943″ edito dalla Biblioteca militare si scrive: “La situazione degli aeromobili bellici al 30 aprile 43 riportano un totale di 4553 macchine, di cui solo 1351 di pronto impiego presso i reparti. Il numero degli apparecchi bellicamente utilizzabili era notevolmente inferiore in quanto, ad esempio, circa 1/3 dei 662 apparecchi da caccia erano gli arcaici CR42. Non diverse le condizioni delle altre specialità: su 253 bombardieri di pronto impiego, vi erano 84 fiat BR20 ( decrepiti e ormai confinati in impieghi secondarissimi…), 45 SIAI S.84 ( che si erano confermati inutili e venivano man mano ritirati dalla linea operante, 51 Cant Z.1007 bis ( superatissimo, ma ancora alla meno peggio impiegabile il cui indice di efficienza era però estremamente basso, perché l’aereo , costruito interamente in legno di qualità scadente stagionatura richiedeva riparazioni, revisioni, relolaggi, serraggi continui ).
L’impietosa descrizione potrebbe senza difficoltà essere estesa agli altri velivoli in servizi….
A partire dal tardo 1942, divenuta ormai evidentissima la grave inferiorità del sistema produttivo e della macchina bellica nazionale, si erano fatte piu’ pressanti le richieste di assistenza rivolte all’alleato tedesco. Il comando generale delle operazioni militari passa pian piano in mano tedesche. Il comando effettivo tedesco viene stabilito il 10 agosto. La Wermacht sposta buona parte e delle sue forze terrestre e aeree dall’isola al continente preoccupata di restare intrappolata. Nello stesso tempo la Sicilia diventa terreno di sperimentazione di tattiche di combattimento e ripiegamento, tattiche che poi saranno usate nel centro e nord Italia.

Le truppe tedesche, mal rifornite, compiono frequenti razzie e violenze, che il 2 agosto a Mascalcia e il 12 a Castiglione causano stragi di civili in Italia. Poi ripiegano oltre lo stretto. In sintesi contro le truppe alleate equipaggiate dalle migliori soluzioni belliche e da aerei super moderni come i bombardieri B-25 e b-26, l’Italia schiera aerei di legno e vecchi arnesi. Lo scontro sul terreno fu aspro e gli alleati riuscirono a conquistare Catania solo il 6 agosto . Anche perché dopo la rapida avanzata dei primi giorni con la conquista di Siracusa del 12 luglio e la liberazione di Palermo il 22 luglio, il comando alleato decise di ritirare parte delle truppe schierate in preparazione dello sbarco in Normandia Scelta che porta ad allungare le sofferenze. Il 17 agosto si arriverà alla liberazione di Messina devastata da tre mesi di bombardamenti con migliaia di morti. Il bollettino n. 1180 del comando generale delle forze armate italiane del 18 agosto 1943 comunicava: “La dura battaglia della Sicilia che le truppe italo-tedesche hanno combattuto contro la sorvenchiante potenza delle forze anglo-americane di terra di mare e di cielo, è finita oggi”. il dominio assoluto dei cieli e dei mari porta la morte, la distruzione e il territorio anche in Calabria, lontano dalla prima linea. Una strage di innocenti mentre i vertici del regime fascista, della monarchia e dell’esercito giocano al domino della guerra. Imperdonabile il ritardo con cui prima il Gran Consiglio del fascismo il 25 luglio decise di proporre la destituzione del Duce e subito dopo i tentennamenti del Re, che verrà definito Re-tentenna, di Badoglio e dei vertici dell’esercito per arrivare all’armistizio dell’8 ottobre. Quanta povera gente avrebbe avuto salva la vita se non si fosse atteso così tanto.

Rasi al suolo gli aeroporti di Reggio e Crotone

In Sicilia era cominciato il finimondo, ossia lo sbarco e l’invasione degli alleati. Filippo Bartuli scrive che il 10 luglio la settima armata USA e l’ ottava Britannica sbarcano sulla costa sud e sud est della Sicilia….L’11 luglio i bombardieri b-24 del 9° AF bombardano l’aeroporto e la città di Reggio provocando 110 morti. … Dal 12 al 16 luglio ripetuti attacchi di aerei leggeri della Raf colpiscono l’aeroporto, il porto, lo scalo ferroviario e la città: gli attacchi continuano per tutti il mese di luglio e agosto fino allo sbarco in Calabria del 3 settembre.

Lo sbarco degli alleati a Reggio Calabria

Villa San Giovanni non viene risparmiata, una flotta di b-24 il 12 luglio colpisce la stazione ferroviaria, il porto, e la periferia della città. Così quotidianamente fino ad arrivare al 17 luglio con lo sganciamento di ben 312 bombe da 500 libbre. La reazione antiaerea non manca e abbatte 5 bombardieri b-17, 4 piloti abbandonano i loro aerei in fuoco e si salvano lanciandosi con i paracaduti. Gli attacchi si susseguono un po’ su tutto il territorio della Provincia di Reggio Calabria. Il 16 luglio si registra un attacco ad automezzi con cannoni italiani e tedeschi diretti in Sicilia. A Bianco il 30 luglio viene mitragliato un treno merci. in provincia di Cosenza; Paola viene colpita il 17 e 24 luglio da B-26.
A Sibari il 15 luglio una formazione aerea alleata bombarda la stazione ferroviaria. Un treno di munizioni viene fatto saltare in area. Cosenza nel mese di luglio viene risparmiata, verrà sottoposta a pesanti bombardamente nel mese di agosto fino alla liberazione della città il 14 settembre. Il 15 luglio a Catanzaro lido viene colpito il deposito locomotive. Il 16 luglio viene attaccata la stazione ferroviaria di Lamezia Terme, i nodi stradali, e la periferia della città. A Soverato il 16 luglio 12 aerei b-25 rientrando alla base in Tunisia bombadano due ponti a 5 miglia sud. In quei primi giorni di luglio dall’aeroporto di Crotone dove erano arrivati un bel pò di aerei dalla Sicilia e dalla Puglia partirono diverse missioni verso la Sicilia sotto il comando del Col. Guido Nobli. Il 10 luglio colpiscono ad Augusta due navi e mitragliano alianti al suolo. In questa missione tre aerei italiani vengono abbattuti.
Lo stesso avviene l’11 settembre, sempre ad Augusta colpiscono mezzi di sbarco e truppe nemiche. Altri nove caccia del 50° storno colpiscono altri mezzi da sbarco e mitragliano autocolonne nemiche. Sui 28 aerei impiegati in quel 11 luglio, sei vengono abbattutti. Lo stesso il 12 luglio quando cinque aerei della 208° squadriglia sganciano bombe sulle navi alleate ad Augusta. Tutto ciò porta alla reazione drastica del comando alleato che decide di distruggere gli aeroporti in Calabria. Il 13 luglio viene distrutto l’aeroporto di Crotone bombardato da 24 aerei in due incursioni con bombe dirompenti.
Vengono distrutti 20 aerei sulla pista e 20 automezzi vengono bruciati. A fine giornata i morti saranno 22 e 80 i feriti. Il 14 luglio su una pista improvvisata tra i crateri delle bombe cadute il giorni prima partono i 13 aerei italiani rimasti intatti verso l’aeroporto di Manduria in Puglia. Gli attacchi degli alleati continueranno per tutto il mese di luglio e agosto colpendo la stazione ferroviaria,il porto, l’area industriale, la Montecatini e il centro città. Crotone viene colpita anche dal mare da unità navali britanniche il 20 luglio e il 1 agosto. Anche Isola Capo Rizzuto e la costa jonica,e Melissa verranno colpiti con numerosi morti e feriti. I morti civili in questi due mesi di attacchi e bombardamenti saranno nell’ordine di centinaia, così come i feriti. Il 3 settembre data dello sbarco a Reggio Calabria un numero imprecisato di b-25 bombardano nuovamente l’aeroporto di Crotone. Si andrà avanti così fino al 12 settembre giorno dell’arrivo di una diviisone canadese della 5° arrmata Usa in città.

Aeroporto di Monteleone (Vibo Valentia )

L’aeroporto militare di Vibo Valentia sorge a metà strada tra la città di Vibo e Mileto lungo la Statale 16 che porta anche a Tropea. Era stato voluto da Luigi Razza, ministro dei lavori pubblici e uomo forte del fascismo a Monteleone. Costruito dieci anni prima, e come sostiene il generale Giuseppe Galati: ” Era stato voluto in quel posto da Luigi Razza per il prestigio della città di Monteleone, che già fin dal secolo scorso si batteva per essere elevata al rango di provincia. la sua decisione fu però frettolosa, per non dire avventata. Soprattutto non era preceduta da studi seri sulle condizioni meteorologiche del luogo. Venne scelto così il punto peggiore sia perché lì c’è sempre nebbia e sia perché i venti sulla zona sono variabili…”.
Molti vibonesi storceranno il muso essendo forte il legame storico con Luigi Razza, morto bruciato in Africa sul suo stesso aereo, a cui è intitolata una piazza, e che pensano che l’aeroporto fosse un gioiello per strutture e organizzazione. La storia però ci dice che senza quell’aeroporto lì, a pochi chilometri dai centri abitati, tanti lutti, distruzioni e morti non ci sarebbero stati. Filippo Bartuli ci dice: “Dal 10 giugno 1940 ( entrata in guerra dell’Italia al pomeriggio del 10 luglio 1943), l’aeroporto non subì alcun attacco”. In meno di un mese, in quel luglio fatidico, fu spazzato via e completamente distrutto sotto attacchi e bombardamenti spaventosi. Anche l’aeroporto di Vibo Valentia verrà sottoposto a pesanti bombardamenti crescenti nel mese di luglio fino a portare alla sua distruzione il 16 luglio, giorno della carneficina di Carasace in cui morirono 39 civili, povera gente, molte delle quali bambini e donne. La cui unica colpa era di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma di Carasace, il giorno in cui della carne cristiana si fece tonnina, parleremo nella prossima puntata.

2 – continua

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