A Vibo Valentia c’è ancora chi crede che un graffio sulla carrozzeria possa cancellare la libertà di una voce. A Pietro Comito – giornalista serio, scomodo, spesso controvento – hanno rigato l’auto nel pieno centro cittadino. Possono pensare che sia antipatico, che dia fastidio, che sia un rompiscatole. Può anche darsi che lo sia. Ma è proprio questo il punto: è uno che non si piega, che non tace, che non si allinea. E in una città dove l’omertà spesso si traveste da quieto vivere, la libertà di parola continua a dare più fastidio di qualsiasi inchiesta.
Il mondo dei codardi
Il mondo dei codardi
Il gesto è vile, miserabile, ma non casuale. È un messaggio, un modo codardo per far arrivare un segnale: “Ti vediamo”, “Stai attento”, “Rifletti su ciò che scrivi”. Non è solo un danno materiale: è un tarlo che vuole insinuarsi nella mente, nella quotidianità, nella serenità di una persona e della sua famiglia. È questo che cercano i vigliacchi: non la distruzione di un’auto, ma il turbamento di chi la guida.
Una vigliaccata da raccontare
Ho preferito non accodarmi al sensibile popolo di Facebook. Non per snobismo né per indifferenza. Una vigliaccata, per me, resta una notizia — e come tale va raccontata, non spettacolarizzata. C’è chi urla per farsi sentire e chi sceglie il silenzio per rispetto. Io credo che certi gesti vadano denunciati con la forza delle parole giuste, nel momento giusto, senza il rumore di fondo che spesso rischia di banalizzarli.
La schiena non si riga
E così, mentre qualcuno ha pensato di lasciare un segno sulla carrozzeria, Pietro Comito continuerà a lasciare segni ben più profondi: quelli che nascono dal mestiere, dal coraggio e dalla libertà di raccontare. Vibo non ha bisogno di chi si nasconde dietro una chiave, ma di chi guarda le cose in faccia, anche quando fanno male. Possono rigargli l’auto, ma non potranno mai rigargli la schiena.


