Stroncato da un infarto. La Calabria dice addio a Giuseppe Chiaravalloti. L’ex alto magistrato ed ex presidente della Regione è scomparso all’età di quasi 90 anni, essendo nato a febbraio del 1934 a Satriano. La camera ardente verrà allestita nella mattinata di domani, martedì 7 gennaio, presso la Sala San Francesco della Cittadella regionale di Catanzaro. Sarà aperta dalle ore 10.30 alle ore 13.30.
Lunghissima la sua esperienza in magistratura, iniziata all’indomani della sua laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Genova, dove – amava raccontare spesso – ebbe come suo compagno di corso l’attore Paolo Villaggio: per Chiaravalloti una serie incarichi di prestigio come quello di procuratore di Catanzaro, poi dal 1991 procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro, e quindi fino al 2000 procuratore generale della Corte d’appello di Reggio Calabria.
Lunghissima la sua esperienza in magistratura, iniziata all’indomani della sua laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Genova, dove – amava raccontare spesso – ebbe come suo compagno di corso l’attore Paolo Villaggio: per Chiaravalloti una serie incarichi di prestigio come quello di procuratore di Catanzaro, poi dal 1991 procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro, e quindi fino al 2000 procuratore generale della Corte d’appello di Reggio Calabria.
Il 2000 è in effetti l’anno di svolta della vita di Chiaravalloti, perché su input del leader Silvio Berlusconi e sotto l’egida di Forza Italia il centrodestra lo candida alla presidenza della Regione nella prima tornata con elezione diretta del governatore: grazie anche a marchiani errori del centrosinistra, Chiaravalloti la spunterà contro il giornalista calabrese del Tg1 Nuccio Fava per una manciata di voti. Alla guida della Regione Chiaravalloti – “Peppino” Chiaravalloti per i più – resterà per cinque anni, anni non facili, anni caratterizzati peraltro da un rapporto molto ondivago con la sua coalizione di centrodestra e in generale con le liturgie e i riti della politica politicante, rispetto ai quali Chiaravalloti mostrerà una evidente idiosincrasia, anteponendo al linguaggio della politica la sua verve culturale e la sua proverbiale ironia.