Un pomeriggio d’agosto, in pieno centro cittadino, due uomini muscolosi, tatuati e con il volto coperto da passamontagna di colore nero irrompono armati di mazze nel negozio di elettronica di Massimo Cacciatore, 52 anni, in via Protettì, a Vibo Valentia. Il negozio è aperto da circa un’ora. La violenza esplode in pochi secondi: prima all’interno, poi all’esterno, sotto gli occhi delle telecamere di esercizi privati e di quelle installate nei pressi del comando della Polizia locale. Qualche automobilista di passaggio vede la scena ma non si ferma; altri con il proprio cellulare scattano qualche foto, indignati la mandano pure alla nostra redazione. A vederle fanno solo rabbrividire.
Un padre di due figli
Un padre di due figli
Cacciatore – padre di due figli, marito della consigliera comunale del Pd, Laura Pugliese e componente della direzione regionale del partito – subisce un pestaggio brutale. Finisce subito in ospedale, sanguinante, con costole rotte, traumi e contusioni in ogni parte del corpo. Poteva andare peggio. L’episodio scuote la città che, purtroppo, come sempre resta in silenzio. In questo caso in vacanza. Sulle indagini lavorano carabinieri e polizia locale. Ma per ora, a fronte di una dinamica chiara, restano ignoti i volti e i nomi dei due aggressori.
Un inquietante déjà-vu
Non è la prima volta che la famiglia Cacciatore-Pugliese finisce nel mirino. Il nastro della memoria riporta al primo giugno 2016, quando ignoti incendiarono il portone di casa della coppia in via Spirito Santo, nel centro storico della città. All’epoca Laura Pugliese era assessore all’Urbanistica nell’amministrazione comunale guidata da Elio Costa. Anche quel fatto rimase avvolto nel mistero. Oggi, a distanza di anni, la violenza bussa di nuovo, e lo fa con un’escalation sfrontata che a Vibo Valentia non ha precedenti.
Politica, lavoro o altro?
Il momento non può essere ignorato. Solo due settimane fa Laura Pugliese si è dimessa dalla presidenza della Prima commissione consiliare – quella che si occupa di personale, bilancio, contenzioso, patrimonio e altro – con accuse precise alla presidenza del Consiglio comunale: “inadeguatezza” e “atti poco trasparenti”. Accuse che hanno ricevuto la replica diretta del presidente Antonio Iannello. Non si è andati oltre. La politica s’è fatto scivolare tutto addosso. Eppure ci sono state parole che avrebbero potuto (e/o dovuto), alzare l’attenzione a chi di competenza.
Lezione da non dimenticare
Coincidenze? Forse. Ma la domanda è inevitabile: l’aggressione è legata all’impegno politico di Pugliese, o si tratta di una vicenda che riguarda l’attività commerciale di Cacciatore? Oppure c’è dell’altro, magari un avvertimento, un’estorsione, o la punizione per qualcosa che non avrebbe dovuto vedere o fare?
Un attacco alla comunità
Un’azione di questo tipo, nel cuore di Vibo e in pieno giorno, è un messaggio che va oltre la singola vittima: è una ferita all’intera comunità. Se qualcuno ha assoldato i due picchiatori per “dare una lezione”, significa che a Vibo Valentia c’è chi si sente libero di agire senza temere lo Stato.
Risposta immediata
Per questo serve una risposta immediata, chiara e visibile. Gli inquirenti hanno il dovere – e la comunità il diritto – di sapere presto chi c’è dietro questa aggressione e perché è avvenuta. Non bastano le dichiarazioni di solidarietà: servono nomi, prove, arresti. Perché il silenzio e l’impunità, in queste circostanze, sono il terreno più fertile per chi vuole imporre la legge della violenza.