Alla Mostra del cinema di Venezia due film girati in Calabria

Le opere sono state realizzate con la collaborazione della "Calabria Film Commission"

La Calabria alla 82esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia con due film girati sul territorio regionale. Due opere realizzate con la collaborazione della “Calabria Film Commission”.

Si tratta di “Ammazzare stanca”, per la regia di Daniele Vicari, con Gabriel Montesi, Vinicio Marchioni, Selene Caramazza, Andrea Fuorto, Thomas Trabacchi, Pier Giorgio Bellocchio, Rocco Papaleo, Saverio Malara, prodotto da Pier Giorgio Bellocchio e dai Manetti bros, in concorso nella sezione Spotlight, e di “Il quieto vivere”, di Gianluca Matarrese, prodotto da Donatella Palermo e Alex Iordachescu, evento speciale alla 22esima edizione delle “Giornate degli Autori” “Ammazzare stanca” è liberamente ispirato all’autobiografia omonima di Antonio Zagari, edita dalla Compagnia Editoriale Aliberti.

Si tratta di “Ammazzare stanca”, per la regia di Daniele Vicari, con Gabriel Montesi, Vinicio Marchioni, Selene Caramazza, Andrea Fuorto, Thomas Trabacchi, Pier Giorgio Bellocchio, Rocco Papaleo, Saverio Malara, prodotto da Pier Giorgio Bellocchio e dai Manetti bros, in concorso nella sezione Spotlight, e di “Il quieto vivere”, di Gianluca Matarrese, prodotto da Donatella Palermo e Alex Iordachescu, evento speciale alla 22esima edizione delle “Giornate degli Autori” “Ammazzare stanca” è liberamente ispirato all’autobiografia omonima di Antonio Zagari, edita dalla Compagnia Editoriale Aliberti.

L’opera è stata girata tra Lamezia Terme, Spezzano della Sila, Camigliatello Silano, San Luca e Bovalino.

In particolare, il quieto vivere” è stato girato a Corigliano-Rossano e a Sibari. Gli interpreti sono Maria Luisa Magno, Immacolata Capalbo, Andrea Magno, Antonietta Giuseppina Mancuso, Carmela Magno, Concetta Magno, Filomena Magno, Sergio Turano, Giorgio Pucci. “Il film – spiega il regista Gianluca Matarrese – nasce da una storia vera, vissuta tra le mura della mia famiglia In un borgo calabrese dove il rancore è quotidiano e il conflitto è sacro, racconto la guerra domestica tra due cognate, Luisa e Imma. Attraverso un linguaggio che fonde documentario, finzione e teatro, metto dunque in scena un universo chiuso e iperreale, dove ogni lite è una performance e ogni pranzo un campo di battaglia. Con ironia e crudeltà, esploro l’anticamera del crimine, quel momento sospeso in cui la tragedia del reale può ancora essere evitata, forse, grazie al cinema”. (Ansa)

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